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dolcezza della libertá ecclesiastica, pregargli che gli aprissino liberamente la loro intenzione, perché sarebbe seguitata da lui; ma ricordare bene che, quando si risolvessino a difendersi, era venuto il tempo opportuno a dimostrare la loro generositá e obligarsi in eterno la sedia apostolica, sé e tutti i pontefici futuri. Alla quale proposta, fatta secondo il costume suo con maggiore efficacia che eloquenza, poiché ebbono consultato tra loro medesimi, rispose in nome di tutti con la magniloquenza bolognese il priore del reggimento, magnificando la fede loro, la gratitudine de’ benefici ricevuti, la divozione infinita al nome suo; conoscere il felice stato che avevano e quanto per la cacciata de’ tiranni fussino amplificate le ricchezze e lo splendore di quella cittá, e dove prima avevano la vita e le facoltá sottoposte allo arbitrio d’altri ora sicuri da ciascuno godere quietamente la patria, partecipi del governo partecipi dell’entrate, né essere alcuno di loro che privatamente non avesse ricevuto da lui molte grazie e onori; vedere nella cittá loro rinnovata la degnitá del cardinalato, vedere nelle persone de’ suoi cittadini molte prelature molti uffici de’ principali della corte romana: per le quali grazie innumerabili e singolarissimi benefici, essere disposti prima consumare tutte le facoltá, prima mettere in pericolo l’onore e la salute delle moglie e de’ figliuoli, prima perdere la vita propria che partirsi dalla divozione sua e della sedia apostolica. Andasse pure lieto e felice senza timore o scrupolo alcuno delle cose di Bologna, perché prima intenderebbe essere corso il canale tutto di sangue del popolo bolognese che quella cittá chiamare altro nome o ubbidire altro signore che papa Giulio. Detteno queste parole maggiore speranza che non conveniva al pontefice: il quale, lasciatovi il cardinale di Pavia, se ne andò a Ravenna, non per il cammino diritto (con tutto che accompagnato dalle lancie spagnuole che se ne tornavano a Napoli) ma pigliando, per paura del duca di Ferrara, la strada piú lunga di Furlí.

Venuto il Triulzio al ponte a Lavino, si dimostrava grandissima sollevazione nella cittá di Bologna, empiendosi gli