Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/99

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libro nono - cap. xvii 93

andarsene a Ravenna, chiamato a sé il magistrato de’ quaranta, ricordò loro che, per beneficio della sedia apostolica e per opera e fatica sua, usciti dal giogo di una acerbissima tirannide, avevano conseguita la libertá, ottenuto molte esenzioni, ricevute da sé in publico e in privato grandissime grazie ed essere per conseguirne ogni dí piú; per le quali cose, dove prima, oppressi da dura servitú e vilipesi e conculcati da’ tiranni, non erano negli altri luoghi di Italia in considerazione alcuna, ora esaltati di onori e di ricchezze, e piena di artifici e mercatanzie la cittá, e sollevati alcuni di loro ad amplissime dignitá, erano in pregio e in estimazione per tutto; liberi di se medesimi, padroni interamente di Bologna e di tutto il suo contado, perché loro erano i magistrati, loro gli onori, tra essi e nella loro cittá si distribuivano le entrate publiche, non avendo la Chiesa quasi altro che il nome e tenendovi solo per segno della superioritá uno legato o governatore, il quale senza essi non poteva deliberare delle cose importanti, e di quelle che pure erano rimesse ad arbitrio suo si referiva assai a’ loro pareri e alle loro volontá: e che se per questi benefici, e per il felice stato che avevano, erano disposti a difendere la propria libertá, sarebbono da lui non altrimenti aiutati e difesi che sarebbe in caso simile aiutata e difesa Roma. Necessitarlo la gravitá delle cose occorrenti a andare a Ravenna, ma non per questo essersi dimenticato o per dimenticarsi la salute di Bologna; per la quale avere ordinato che le genti viniziane, che con Andrea Gritti erano di lá dal Po e per questo gittavano il ponte a Sermidi, andassino a unirsi con l’esercito suo. Essere sufficientissimi questi provedimenti a difendergli; ma non quietarsi l’animo suo se anche non gli liberava dalla molestia della guerra: e perciò, per necessitare i franzesi a tornare a difendere le cose proprie, erano giá preparati diecimila svizzeri per scendere nello stato di Milano; i quali perché si movessino subitamente erano stati mandati da lui a Vinegia ventimila ducati, e ventimila altri averne ordinati i viniziani. E nondimeno, quando a loro fusse piú grato tornare sotto la servitú de’ Bentivogli che di godere la