Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/103

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libro nono - cap. xvii 97

fuga del legato e il movimento del popolo, si levò tumultuosamente, lasciando la piú parte de’ padiglioni distesi, con quasi tutto l’esercito; eccetto quegli che deputati alla guardia del campo erano dalla parte del fiume verso i franzesi, a’ quali non dette avviso alcuno della partita. Ma sentita la mossa sua i Bentivogli, che erano giá dentro, avvisatone subitamente il Triulzio, mandorono fuora della terra parte del popolo a danneggiargli; da’ quali, e da’ villani che giá calavano da ogni parte, con smisurati gridi e romori assaltato il campo che passava lungo le mura, furono tolte loro l’artiglierie e le munizioni con quantitá grande di carriaggi; benché sopravenendo i franzesi, tolseno al popolo e a’ villani delle cose guadagnate la maggiore parte. E giá era arrivato al Ponte a Reno con la vanguardia Teodoro da Triulzi; dove Raffaello de’ Pazzi combattendo valorosamente gli sostenne per alquanto spazio di tempo, ma non potendo finalmente resistere al numero tanto maggiore rimase prigione: avendo, come confessava ciascuno, con la resistenza sua dato comoditá non piccola a’ soldati della Chiesa di salvarsi. Ma le genti de viniziani e con loro Ramazzotto, che alloggiava in sul monte piú eminente di Santo Luca, non avendo se non tardi avuta notizia della fuga del duca d’Urbino, preseno per salvarsi la via de’ monti; per la quale, ancora che ricevessino danno gravissimo, si condussono in Romagna. Furono in questa vittoria, acquistata senza combattere, tolti quindici pezzi d’artiglieria grossa e molti minori tra del pontefice e de’ viniziani, lo stendardo del duca proprio con piú altre bandiere, grande parte de’ carriaggi degli ecclesiastici e quasi tutti quegli de’ viniziani; svaligiati qualcuno degli uomini d’arme della Chiesa, ma de’ viniziani piú di cento cinquanta, e dell’uno e dell’altro esercito dissipati quasi tutti i fanti; preso Orsino da Mugnano Giulio Manfrone e molti condottieri di minore condizione. In Bologna non furno commessi omicidi, né fatta violenza ad alcuno né della nobiltá né del popolo; solamente fatti prigioni il vescovo di Chiusi e molti altri prelati, secretari e altri officiali che assistevano al cardinale, rimasti nel palagio della residenza del