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de’ guasconi e de’ piccardi: le quali nazioni perderono, quel dí, appresso a’ franzesi tutta la gloria loro. Ma tutto il danno trapassò la morte di Fois, col quale mancò del tutto il nervo e la ferocia di quello esercito. De’ vinti che si salvorno nella battaglia fuggí la maggiore parte verso Cesena, onde fuggivano ne’ luoghi piú distanti; né il viceré si fermò prima che in Ancona, ove pervenne accompagnato da pochissimi cavalli. Furonne svaligiati e morti molti nella fuga, perché e i paesani correvano per tutto alle strade, e il duca di Urbino, il quale, mandato molti dí prima Baldassarre da Castiglione al re di Francia, e avendo uomini propri appresso a Fois, si credeva che occultamente avesse convenuto contro al zio, non solo suscitò contro a quegli che fuggivano gli uomini del paese ma mandò soldati a fare il medesimo nel territorio di Pesero: sole quelle che fuggirono per le terre de’ fiorentini, per comandamento degli ufficiali, e poi della republica, passorno illese.

Ritornato l’esercito vincitore agli alloggiamenti, i ravennati mandorno subito ad arrendersi: ma, o mentre che convengono o che giá convenuto attendono a ordinare vettovaglie per mandarle nel campo, intermessa la diligenza del guardare le mura, i fanti tedeschi e guasconi, entrati per la rottura del muro battuto nella terra, crudelissimamente la saccheggiorno; accendendogli a maggiore crudeltá, oltre all’odio naturale contro al nome italiano, lo sdegno del danno ricevuto nella giornata. Lasciò, il quarto dí poi, Marcantonio Colonna la cittadella nella quale si era rifuggito, salve le persone e la roba; ma promettendo all’incontro insieme con gli altri capitani, di non prendere piú arme né contro al re di Francia né contro al concilio pisano insino alla festivitá prossima di Maria Maddalena: né molti dí poi, ’l vescovo Vitello preposto con cento cinquanta fanti alla rocca, concedutagli la medesima facoltá, consentí di darla. Seguitorno la fortuna della vittoria le cittá di Imola di Furlí di Cesena e di Rimini, e tutte le rocche della Romagna, eccetto quelle di Furlí e di Imola: le quali tutte furno ricevute dal legato