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216 storia d'italia

II

Aspirazioni diverse dei collegati; favori del pontefice agli svizzeri. Avversione procuratasi dai fiorentini con la neutralitá. Loro incertezza e timori di fronte ai collegati. I francesi consegnano Legnago al cardinale Gurgense, ed i veneziani occupano Bergamo. Accordi fra i collegati contro Firenze.

Assicurata adunque per questo anno Italia dall’armi del re di Francia, dalle cui genti ancora si guardavano Brescia Crema e Lignago, il Castelletto e la Lanterna di Genova, il castello di Milano quello di Cremona e alcune altre fortezze di quello stato, apparivano segni di diffidenza e disunione tra’ collegati, essendo molto varie le volontá e i fini loro. Desideravano i viniziani ricuperare Brescia e Crema, debite per le capitolazioni, e per l’avere tanto sopportato de’ pericoli e delle molestie della guerra; il che medesimamente desiderava per loro il pontefice: Cesare, da altra parte, dalla cui volontá non poteva finalmente separarsi il re d’Aragona, pensava d’attribuirle a sé, e oltre a questo a spogliare i viniziani di tutto quello che gli era stato aggiudicato per la lega di Cambrai. Trattavano Cesare e il medesimo re, ma con occulti consigli, che il ducato di Milano pervenisse in uno de’ nipoti comuni. In contrario, s’affaticavano scopertamente il pontefice e i svizzeri perché nel grado paterno fusse restituito, come sempre si era ragionato da principio, Massimiliano figliuolo di Lodovico Sforza; il quale dopo la ruina del padre era dimorato continuamente nella Germania: mosso il pontefice perché Italia non cadesse interamente in servitú tedesca e spagnuola, [i svizzeri] perché per l’utilitá propria desideravano che quello stato non fusse dominato da príncipi tanto potenti, ma da chi non potesse reggersi senza gli aiuti loro: la qual cosa dependendo quasi del tutto da’ svizzeri, in potestá de’ quali era quello stato, e per il terrore delle loro armi, il pontefice per confermargli in questa volontá, e per avere in tutte le cose parato questo freno col quale potesse moderare l’ambizione di Cesare e del re cattolico, usava ogni industria e arte per farsegli benevoli.