Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/25

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libro nono - cap. iv 19

per sfuggire il Covolo, passo forte in quelle montagne, girorno piú basso per il cammino di Feltro; e trovato in Feltro pochissima gente e saccheggiatolo e abbruciatolo, si condusseno al passo della Scala, il quale insieme con quello del Covolo trovorno abbandonato da ciascuno. Né erano in questo tempo minori ruine nel paese del Friuli, perché assaltato ora da’ viniziani ora da’ tedeschi, ora difeso ora predato da’ gentiluomini del paese, e facendosi ora innanzi questi ora ritirandosi quegli secondo l’occasione, non si sentiva per tutto altro che morti, sacchi e incendi; accadendo che spesso uno luogo medesimo saccheggiato prima da una parte fu poi saccheggiato e abbruciato dall’altra: e da pochissimi luoghi, che erano forti, in fuora, sottoposto tutto il resto a questa miserabile distruzione. Le quali cose non avendo avuto in sé fatto alcuno memorabile, sarebbe superfluo raccontare particolarmente e fastidioso a intendere tanto varie rivoluzioni, le quali non partorivano effetto alcuno alla somma e importanza della guerra.

Ma approssimandosi il tempo determinato alla partita dell’esercito franzese, fu di nuovo convenuto tra Cesare e il re di Francia che l’esercito suo soprasedesse per tutto ’l mese seguente, ma che le spese straordinarie (cioè quelle che corrono oltre al pagamento delle genti), le quali aveva insino ad allora pagate il re, si pagassino per l’avvenire da Cesare, e similmente i fanti per il mese predetto; ma, perché Cesare non aveva danari, che, fatto il calcolo quel che importassino queste spese, il re gli prestasse, computate queste spese, insino in cinquantamila ducati; e che se Cesare non restituiva, infra uno anno prossimo, questi e gli altri cinquantamila che gli erano stati prestati prima, il re avesse, insino ne fusse rimborsato, a tenere in mano Verona con tutto il suo territorio.

Avuto Ciamonte il comandamento dal re di soprasedere, voltò l’animo all’espugnazione di Monselice; e perciò, subito che furno unite co’ tedeschi quattrocento lancie spagnuole guidate dal duca di Termini, le quali mandate dal re cattolico in aiuto di Massimiliano avevano, secondo le consuete