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arti loro, camminato tardissimamente, gli eserciti, passato il fiume della Brenta e dipoi alla villa della Purla il fiume del Bacchiglione, presso a cinque miglia di Padova, arrivorono a Monselice; avendo in questo tempo patito molto nelle vettovaglie e ne’ saccomanni, per le correrie de’ cavalli che erano in Padova e in Monselice: da’ quali anche fu preso Sonzino Benzone da Crema condottiere del re di Francia, che con pochi cavalli andava a rivedere le scorte; il quale, perché era stato autore della ribellione di Crema, Andrea Gritti, avendo piú in considerazione l’essere suddito de’ viniziani che l’essere soldato degl’inimici, fece subito impiccare. Sorge nella terra di Monselice, posta nella pianura, come uno monte di sasso (dal quale è detta Monselice) che si distende molto in alto; nella sommitá del quale è una rocca, e per il dosso del monte, che tuttavia si ristrigne, sono tre procinti di muraglia, il piú basso de’ quali abbraccia tanto spazio che a difenderlo da esercito giusto sarebbeno necessari duemila fanti. Abbandonorno gli inimici subitamente la terra; nella quale alloggiati i franzesi piantorno l’artiglieria contro al primo procinto, con la quale essendosi battuto assai e da piú lati, i fanti spagnuoli e guasconi cominciorono senza ordine ad accostarsi alla muraglia, tentando di salire dentro da molte parti. Eranvi a guardia settecento fanti; i quali, pensando fusse battaglia ordinata né essendo sufficienti per il numero a potere resistere quando fussino assaltati da piú luoghi, fatta leggiera difesa cominciorono a ritirarsi, per deliberazione fatta, secondo si credé, prima tra loro: ma lo feciono tanto disordinatamente che gli inimici che erano giá cominciati a entrare dentro, scaramucciando con loro e seguitandogli per la costa, entrorno seco mescolati negli altri due procinti e dipoi insino nel castello della fortezza; dove essendo ammazzata la maggiore parte di loro, gli altri, ritiratisi nella torre e volendo arrendersi salve le persone, non erano accettati da’ tedeschi: i quali dettono alla fine fuoco al mastio della torre, in modo che di settecento fanti con cinque conestabili, e principale di tutti Martino dal Borgo a San Sepolcro di Toscana, se ne salvo-