Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/259

Da Wikisource.

libro undecimo - cap. vii 253

riferendosi alle prime capitolazioni fatte tra loro, per le quali se gli dovevano Cremona e la Ghiaradadda; ma il secretario espresse nella capitolazione che niente fusse valido se infra certo tempo non si approvava dal re. Nel consiglio del quale erano varie dispute, quale fusse piú da desiderare, o la riconciliazione con Cesare o la confederazione co’ viniziani. Questa piú approvavano Rubertet, secretario di grande autoritá, il Triulzio e quasi tutti i principali del consiglio, allegando quel che l’esperienza presente aveva, con tanto danno, dimostrato della incostanza di Cesare, l’odio che aveva contro al re e il desiderio di vendicarsi; penetrando massime, da autori non leggieri, essere state in questo tempo qualche volta parole sue, che aveva fissa nell’animo la memoria di diciassette ingiurie ricevute da’ franzesi, e che essendogli venuta la facoltá di vendicarle tutte non voleva perderne la occasione; né per altro effetto trattarsi queste cose da lui se non o per avere, per mezzo della riconciliazione fraudolenta, maggiore comoditá di nuocere, o almeno per interrompere quel che si sapeva trattarsi co’ viniziani o per raffreddare le preparazioni della guerra; né si potere scusare né meritare compassione chi una volta ingannato da uno tornava incautamente a confidarsi di lui. Replicava in contrario il cardinale di San Severino, mosso, come dicevano gli avversari, piú per lo studio delle parti contro al Triulzio che per altre cagioni (perché in Milano aveva sempre, insieme co’ fratelli, seguitata la parte ghibellina): niuna cosa potere essere piú utile al re che, col congiugnersi con Cesare, rompere l’unione degli inimici, massime facendosi la congiunzione per mezzo tale che si potesse sperare dovere essere durabile; essendo proprio de’ príncipi preporre nelle loro deliberazioni sempre l’utilitá alla benivolenza agli odii e all’altre cupiditá. E quale cosa potere a Cesare fare beneficio maggiore che l’aiuto presente contro a viniziani? la speranza d’avere a succedere il nipote nel ducato di Milano? Separato Cesare dagli altri, non potere, per l’interesse del nipote e per gli altri rispetti, opporsi alla autoritá sua il re cattolico; né cosa alcuna potere piú spaventare il pontefice che