Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/301

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libro undecimo - cap. xv 295

da Trevigi, esso col resto dell’esercito si era fermato a Creazia, due miglia appresso a Vicenza, ove è uno piccolo colle donde comodamente si potevano usare contro agli inimici l’artiglierie; a’ piedi di quello una valle capace dell’esercito in ordinanza, alla quale si perveniva per una sola strada stretta appresso a’ colli, e quasi circondata da paludi: il quale luogo Prospero conoscendo essere piú incomodo agli inimici, confortò che in quel luogo s’assaltassino. Comunque si sia, Prospero, cominciando virilmente a combattere, e mandato a chiamare il viceré che guidava la battaglia, e movendosi nel tempo medesimo, per comandamento del marchese di Pescara, i fanti spagnuoli da una parte e i tedeschi dall’altra, percossi con grandissimo impeto i soldati de’ viniziani, gli messono in fuga quasi subitamente; perché i fanti non sostenendo la ferocia dello assalto, gittate le picche in terra, cominciorno vituperosamente subito a fuggire: essendo i primi esempio agli altri di tanta infamia i fanti romagnuoli, de’ quali era colonnello Babone di Naldo da Bersighella. La medesima bruttezza seguitò il resto dell’esercito, niuno quasi combattendo o mostrando il volto agli avversari: smarrita non che altro, per la fuga cosí subita, la virtú dell’Alviano; il quale lasciò senza combattere la vittoria agli inimici, a’ quali rimasono l’artiglierie e tutti i carriaggi. Dissiporonsi i fanti in diversi luoghi; degli uomini d’arme fuggí una parte alla montagna, una parte si salvò in Padova e in Trevigi, dove anche rifuggirono l’Alviano e il Gritti. Furno ammazzati Francesco Calzone, Antonio Pio capitano vecchio, insieme con Gostanzo suo figliuolo, Meleagro da Furlí e Luigi da Palma, e poco meno che morto Paolo da Santo Angelo, il quale si salvò pieno di ferite. Presi Giampaolo Baglione e Giulio figliuolo di Giampaolo Manfrone, Malatesta da Sogliano e molti altri capitani e uomini onorati; e con peggiore fortuna il proveditore Loredano, perché combattendosi tra due soldati di qual di loro dovesse essere prigione, uno di essi bestialmente l’ammazzò. Rimasono in tutto, fra morti e presi, circa quattrocento uomini d’arme e quattromila fanti, perché a molti fu impedito il fuggire dalla palude: