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libro duodecimo - cap. iii 309

forestiere e disperandosi del soccorso, essendo battuta con le artiglierie da piú parti, breve difesa; e si arrendé, salve tutte le robe e persone loro, ma pagando, sotto nome di ricomperarsi dal sacco, centomila ducati. Né si mostrava altrove piú benigna la fortuna de’ franzesi; perché il re di Scozia, venuto in sul fiume Tuedo alle mani con l’esercito inghilese, nel quale era in persona Caterina reina d’Inghilterra, fu vinto con grandissima uccisione; perché vi furono ammazzati piú di dodicimila scozzesi, insieme con lui e con uno suo figliuolo naturale, arcivescovo di [Santo Andrea], e molti altri prelati e nobili di quel regno.

Dopo le quali vittorie, essendo giá alla fine del mese di ottobre, il re anglico, lasciata guardia grande in Tornai e licenziati i cavalli e fanti tedeschi, se ne ritornò in Inghilterra, non avendo della guerra fatta con tanti apparati e con spesa inestimabile riportato altro frutto che la cittá di Tornai, perché Terroana, sfasciata di mura, restava in potere del re di Francia. Mosselo a passare il mare perché, non si potendo piú in quelli freddissimi paesi esercitare la guerra, era inutile il dimorarvi con tanta spesa; e pensava oltre a questo a ordinare il governo del nuovo re di Scozia, pupillo e figliuolo di una sorella sua dove era anco andato il duca di Albania che era del sangue medesimo di quel re. Per la partita del quale il re, ritenuti in Francia i fanti tedeschi, licenziò tutto il resto dello esercito, liberato dalla cura de’ pericoli presenti ma non giá dal timore di non ritornare l’anno seguente in maggiore difficoltá. Perché il re di Inghilterra, partito di Francia con molte minaccie, affermava volervi ritornare la state prossima; anzi, per non differire piú tanto il muovere la guerra, cominciava giá a fare nuove preparazioni. Sapeva essere in Cesare la medesima disposizione di offenderlo; e temeva che il re cattolico, il quale con vari sotterfugi aveva scusato la tregua fatta per non se gli alienare totalmente, non pigliasse l’armi insieme con loro. Anzi n’aveva potenti indizi, perché era stata intercetta una lettera nella quale quel re, scrivendo allo imbasciadore residente appresso a Cesare, dimostrando l’animo molto alieno