Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/335

Da Wikisource.

libro duodecimo - cap. vii 329

Però entrato in questi pensieri, il pontefice ottenne facilmente da Cesare, bisognoso in ogni tempo di denari, che gli desse in pegno la cittá di Modena per quarantamila ducati, come poco innanzi alla morte di Giulio si era trattato con lui; disegnando unire quella cittá con Reggio, Parma e Piacenza e concederle in vicariato o in governo perpetuo a Giuliano, con aggiugnervi Ferrara se gli venisse mai l’occasione di ottenerla. Dette questa compra sospetto non mediocre al re di Francia, parendogli segno di congiunzione grande con Cesare ed essendogli molesto che gli desse denari; benché il pontefice si scusava, Cesare avergliene concessa per denari che prima aveva avuti: e accrebbe il sospetto che, per avere ottenuto il principe de’ turchi una vittoria grande contro al Sophí re della Persia, il pontefice, come per cosa pericolosa a’ cristiani scrisse lettere a tutti i príncipi, confortandogli a posare l’armi tra loro per attendere a resistere o ad assaltare gl’inimici della fede. Ma quello che quasi in tutto scoperse a lui l’animo suo fu che egli mandò, sotto il medesimo pretesto, Pietro Bembo suo secretario, che fu poi cardinale a Vinegia, per disporgli allo accordo con Cesare: nel quale essendo le medesime difficoltá che per il passato, non l’avevano voluto accettare; anzi manifestorono al re di Francia la cagione della sua venuta. Donde il re, dispiacendogli che in tempo tanto propinquo a muovere l’armi cercasse di privarlo degli aiuti de’ suoi confederati, rinnovò le pratiche passate col re cattolico, o perché questo terrore movesse il pontefice avergliene concessa per denari che prima aveva avuti: e accrebbe il sospetto che, per avere ottenuto il principe de’ turchi una vittoria grande contro al Sophí re della Persia, il pontefice, come per cosa pericolosa a’ cristiani scrisse lettere a tutti i príncipi, confortandogli a posare l’armi tra loro per attendere a resistere o ad assaltare gl’inimici della fede. Ma quello che quasi in tutto scoperse a lui l’animo suo fu che egli mandò, sotto il medesimo pretesto, Pietro Bembo suo secretario, che fu poi cardinale a Vinegia, per disporgli allo accordo con Cesare: nel quale essendo le medesime difficoltá che per il passato, non l’avevano voluto accettare; anzi manifestorono al re di Francia la cagione della sua venuta. Donde il re, dispiacendogli che in tempo tanto propinquo a muovere l’armi cercasse di privarlo degli aiuti de’ suoi confederati, rinnovò le pratiche passate col re cattolico, o perché questo terrore movesse il pontefice o, non lo movendo, per conchiuderle: tanto [era] sopra ogni cosa ardente alla recuperazione del ducato di Milano.