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dalle genti del duca di Milano alloggiate nelle terre e ville vicine, perché dentro era la carestia, la peste smisurata, stati i soldati piú mesi senza denari, mancamento di munizioni e di molte provisioni piú volte dimandate. Però Renzo, diffidando potersi piú sostenere, aveva quasi protestato a’ viniziani; e nondimeno, mostrandosegli ancora benigna la medesima fortuna, assaltò Silvio Savello che aveva dugento uomini d’arme cento cavalli leggieri e mille cinquecento fanti, e giuntogli addosso allo improviso lo roppe subito, e Silvio con cinquanta uomini d’arme fuggí in Lodi. Rifornirono dipoi un’altra volta i viniziani Crema di vettovaglie, e il conte Niccolò Scoto vi messe mille cinquecento fanti; dal quale presidio essendo accresciuto le forze e l’animo di Renzo, entrò pochi dí poi nella cittá di Bergamo, chiamato dagli uomini della terra, e gli spagnuoli si fuggirono nella Cappella; e nel tempo medesimo Mercurio e Malatesta Baglione preseno trecento cavalli che erano alloggiati fuora: ma andando, pochi dí poi, Niccolò Scoto con cinquecento fanti italiani da Bergamo a Crema, incontrato da dugento svizzeri, fu rotto e fatto prigione, e condotto al duca di Milano che lo fece decapitare. La perdita di Bergamo destò il viceré e Prospero Colonna; i quali, con le genti spagnuole e del duca di Milano, andativi a campo con cinquemila fanti, piantorno l’artiglierie alla porta di Santa Caterina: con le quali avendo fatto progresso grande, Renzo che vi era dentro, vedendo non si potere difendere, lasciata la terra a discrezione, accordò di potersene uscire con tutti i soldati con le loro robe, ma senza suono di trombe e con le bandiere basse. Compose il viceré Bergamo in ottantamila ducati.

Ma opera molto celebrata e piena di grande industria e celeritá, mentre che queste cose a Crema e a Bergamo succedevano, fece l’Alviano nella terra di Rovigo. Nella quale essendo alloggiati piú di dugento uomini d’arme spagnuoli, e riputando di esservi sicurissimi perché tra le genti viniziane e loro era in mezzo il fiume dello Adice, l’Alviano gittato il ponte all’improviso appresso alla terra della Anguillara, e passato con gente tutta espedita il fiume con prestezza incredibile e arri-