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ricercarlo che, come era tenuto per i capitoli della confederazione, gli aiutasse alla recuperazione delle terre loro: cosa che non aveva altro ostacolo che delle forze di Cesare, e di quelle genti che con Marcantonio Colonna erano per il pontefice in Verona; perché il viceré, poi che levato del piacentino ebbe soggiornato alquanto nel modenese, per aspettare se il papa ratificava lo accordo fatto col re di Francia, intesa la ratificazione, se ne era andato per la Romagna a Napoli. Deputò il re prontamente in aiuto loro il bastardo di Savoia e Teodoro da Triulzio con settecento lancie e settemila fanti tedeschi: i quali mentre differiscono a partirsi, o per aspettare quello che succedeva del castello di Milano o perché il re volesse mandare le genti medesime alla espugnazione del castello di Cremona, l’Alviano, al quale i viniziani non avevano consentito che seguitasse il viceré perché desideravano di recuperare, se era possibile senza aiuto d’altri, Brescia e Verona, andò con l’esercito verso Brescia. Ma essendo entrati di nuovo in quella cittá mille fanti tedeschi, l’Alviano, essendosi molti dí innanzi Bergamo arrenduto a’ viniziani, si risolveva a andare prima alla espugnazione di Verona perché era manco fortificata, per maggiore comoditá delle vettovaglie e perché, presa Verona, Brescia, restando sola e in sito da potere avere difficilmente soccorso di Germania, era facile a pigliare; ma si tardava a dare principio alla impresa, per timore che il viceré e le genti del pontefice che erano in reggiano e modanese non passassino il Po a Ostia per soccorrere Verona. Del quale sospetto poiché per la partita del viceré si restò sicuro, dava impedimento la infermitá dell’Alviano; il quale, ammalato a Ghedi in bresciano, minore di sessanta anni, passò ne’ primi dí di ottobre, con grandissimo dispiacere de’ viniziani, all’altra vita; ma con molto maggiore dispiacere de’ suoi soldati, che non si potendo saziare della memoria sua tennono il corpo suo venticinque dí nello esercito, conducendolo, quando si camminava, con grandissima pompa. E volendo condurlo a Vinegia, non comportò Teodoro Triulzio che per potere passare per veronese si dimandasse, come molti ricor-