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384 storia d'italia

interpretato che le costituzioni antiche di quel reame escludenti dalla successione della corona le femmine non pregiudicavano a’ maschi nati di quelle, quando nella linea mascolina non si trovavano fratelli zii o nipoti del re morto o chi gli fusse piú prossimo del nato delle femmine o almeno in grado pari, e che per questo fusse stato dichiarato appartenersi a Carlo arciduca, dopo la morte di Ferdinando, la successione, adducendo in esempio che per la morte di Martino re d’Aragona morto senza figliuoli maschi era stato, per sentenza de’ giudici deputati a questo da tutto il regno, preferito Ferdinando avolo di questo Ferdinando, benché congiunto per linea femminina, al conte d’Urgelli e agli altri congiunti a Martino per linea mascolina ma in grado piú remoto di Ferdinando: nondimeno era stata insino ad allora tacita querela ne’ popoli che in questa interpretazione e dichiarazione avesse piú potuto la potenza di Ferdinando e di Isabella che la giustizia; non parendo a molti debita interpretazione, che esclude le femmine possa essere ammesso chi nasce di quelle, e che nella sentenza data per Ferdinando vecchio avesse piú potuto il timore dell’armi sue che la ragione. Le quali cose essendo note al re, e noto ancora che i popoli della provincia d’Aragona di Valenza e della contea di Catalogna (includendosi tutti questi sotto il regno d’Aragona) arebbeno desiderato un re proprio, sperava che l’arciduca, per non mettere in pericolo tanta successione e tanti stati, non avesse finalmente a essere alieno dal concedergli con qualche condecevole composizione il regno di Napoli. Nel qual tempo, per aiutarsi oltre alle forze co’ benefici, volle che Prospero Colonna, il quale consentiva di pagare per la liberazione sua trentacinquemila ducati, fusse liberato pagandone solamente la metá; onde molti credettono che Prospero gli avesse secretamente [promesso] di non prendere arme contro a lui, o forse di essergli favorevole nella guerra napoletana, ma con qualche limitazione o riserbo dell’onore suo.