Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/401

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libro duodecimo - cap. xxi 395

vertire quegli di dentro. I quali, correndo ciascuno a’ luoghi ordinati spaventati per vedere giá dentro sei insegne che scorrevano il piano del monte e avevano morto qualcuno di loro, si rinchiusono nella fortezza, che è murata nel monte: dove essendo giá saliti degli altri dopo i primi, apersono la porta per la quale si entrava in sul monte; per la quale entrati gli altri che ancora non erano saliti, e cosí preso il monte, quegli che erano nella rocca, benché la fusse bene proveduta di ogni cosa, si arrenderono il secondo dí. Acquistato con l’armi quello stato, che insieme con Pesero e Sinigaglia, membri separati dal ducato di Urbino, non era di entrata di piú di venticinquemila ducati, Leone, seguitando il processo cominciato, ne privò per sentenza Francesco Maria, e di poi ne investí nel concistorio Lorenzo suo nipote; aggiugnendo, per maggiore validitá, alla bolla espedita sopra questo atto la soscrizione della propria mano di tutti i cardinali. Co’ quali non volle concorrere Domenico Grimanno vescovo di Urbino, e molto amico di quel duca: donde temendo lo sdegno del pontefice partí, pochi dí poi, da Roma; né vi ritornò mai se non dopo la sua morte.

Era stata molesta al re di Francia l’oppressione del duca di Urbino, spogliato per quel che aveva trattato seco: erangli piú moleste molte opere del pontefice. Perché essendosi Prospero Colonna, quando ritornava di Francia, fermato a Busseto terra de’ Palavicini, e dipoi per sospetto de’ franzesi venuto a Modona, dove medesimamente era rifuggito Ieronimo Morone, insospettito de’ franzesi, che contro alle promesse fatte gli aveano comandato che andasse in Francia, trattavano continuamente, mentre che Prospero stette a Modona e poi a Bologna, di occupare per mezzo di alcuni fuorusciti furtivamente qualche luogo importante del ducato di Milano; concorrendo alle medesime pratiche Muzio Colonna, a cui il pontefice, conscio di queste cose, avea consentito alloggiamento per la compagnia sua nel modonese. Aveva inoltre il pontefice confortato il re cattolico (cosí dopo la morte dell’avolo materno si chiamava l’arciduca) che non facesse nuove convenzioni col