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dal re d’Aragona, sotto Fabrizio Colonna; disegnando che, unite queste con l’esercito suo, assaltassino da una parte Ferrara e dall’altra l’assaltassino le genti de’ viniziani; e persuadendosi che ’l popolo di Ferrara, subito che l’esercito si accostasse alle mura, piglierebbe l’armi contro al duca: con tutto che i capitani suoi gli dimostrassino, il presidio che vi era dentro essere tale che facilmente poteva difendere la cittá contro agli inimici e contenere il popolo, quando bene avesse inclinazione di tumultuare. Perciò, con incredibile sollecitudine, soldava in molti luoghi quantitá grande di fanti. Ma tardavano a venire, piú che non arebbe voluto, le genti de’ viniziani; perché avendo condotto per il Po in mantovano molte barche per gittare il ponte, il duca di Ferrara con le genti franzesi, assaltatele allo improviso, le tolse loro. Prese anche in certi canali del Pulesine molte barche e altri legni, insieme col proveditore viniziano. Nel quale tempo essendo venuto a luce uno trattato che avevano in Brescia per farla ribellare al re di Francia, vi fu decapitato il conte Giovanmaria da Martinengo. Ma molto piú tardavano a venire le lancie spagnuole; le quali condotte in su’ confini del regno di Napoli recusavano, per comandamento del re loro, di passare il fiume del Tronto se prima non si consegnava allo imbasciadore suo la bolla della investitura conceduta: la quale il papa, sospettando che ricevuta la bolla le genti promesse non venissino, faceva difficoltá di concedere se prima non giugnevano a Bologna. E nondimeno, né per le ragioni allegate da’ capitani né per queste difficoltá, diminuiva della speranza di ottenere con le sue genti sole Ferrara; attendendo con maraviglioso vigore a tutte l’espedizioni della guerra: non ostante che gli fusse sopravenuta nel tempo medesimo grave infermitá, la quale, reggendosi contro al consiglio de’ medici, non meno che l’altre cose disprezzava; promettendosi la vittoria di quella come della guerra, perché affermava essere volontá divina che per opera sua Italia si riducesse in libertá. Procurò similmente che ’l marchese di Mantova, il quale chiamato a Bologna da lui era stato onorato del titolo di gonfa-