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88 storia d'italia

che per le cose del duca di Ferrara; la quale Gurgense per risolvere (perché Cesare senza questa aveva deliberato non convenire) andò a parlare al pontefice, al quale rarissime volte era stato; persuadendosi, per le speranze avute dal cardinale di Pavia e dagli oratori del re cattolico, dovere essere materia non difficile, perché da altra parte sapeva, il re di Francia, avendo minore rispetto alla degnitá che alla quiete, essere disposto a consentire molte cose di non piccolo pregiudicio al duca. Ma il pontefice, interrompendogli quasi nel principio del parlare il ragionamento, cominciò per contrario a confortarlo che, concordando co’ viniziani, lasciasse pendenti le cose di Ferrara; lamentandosi che Cesare non conoscesse l’occasione paratissima di vendicarsi, con l’altrui forze e danari, di tante ingiurie ricevute da’ franzesi, e che aspettasse d’essere pregato di quel che ragionevolmente doveva con somma instanza supplicare. Alle quali cose Gurgense poi che con molte ragioni ebbe replicato, né potendo rimuoverlo dalla sentenza sua, gli significò volersi partire senza dare altrimenti perfezione alla pace co’ viniziani; e baciatigli secondo il costume i piedi, il dí medesimo, che fu il quintodecimo dalla venuta sua a Bologna, se ne andò a Modona; avendo invano il pontefice mandato a richiamarlo subito che fu uscito della cittá: onde si indirizzò verso Milano, lamentandosi in molte cose del pontefice, e specialmente che, mentre che per la venuta sua in Italia erano quasi sospese l’armi, avesse mandato secretamente per turbare lo stato di Genova... vescovo di Ventimiglia figliuolo giá di Paolo cardinale Fregoso. Dell’andata del quale essendo penetrata notizia a’ franzesi, lo feciono, cosí incognito come andava, pigliare nel Monferrato; onde condotto a Milano manifestò interamente le cagioni e i consigli della sua andata.

Ricercò Gurgense, quando partí da Bologna, gli imbasciadori aragonesi (i quali, essendosi per quel che appariva affaticati molto per la pace comune, si dimostravano sdegnati della durezza del pontefice) che facessino ritornare nel reame di Napoli le trecento lancie spagnuole; il che essi prontamente