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94 | storia d'italia |
le cose perdute o almeno, stando armato, tenesse il pontefice in sospetto tale che e’ fusse necessitato a lasciare molti soldati alla guardia delle terre vicine a’ suoi confini. Questi erano i consigli e i preparamenti da ciascuna delle parti: non omettendo per ciò il re fatica o industria alcuna, ma vanamente, per mitigare l’animo del pontefice.
IV
Era in questo tempo Prospero Colonna a Bologna: donde, non aspettate le genti che doveano venire del reame di Napoli né i fanti tedeschi, raccolti gli altri soldati e lasciate sufficientemente guardate, per sospetto del duca di Ferrara, Modona, Reggio, Bologna, Ravenna e Imola, venne ad alloggiare in sul fiume della Lenza vicino a Parma a cinque miglia; pieno di speranza che i franzesi non avessino a ottenere fanti da’ svizzeri e che, per questo e per la malivolenza de’ popoli, avessino a pensare piú di abbandonare che a difendere il ducato di Milano. Ma la cosa succedette altrimenti; perché i cantoni, con tutto che in contrario facessino instanza grandissima il cardinale sedunense e gli oratori del pontefice e di Cesare, deliberorno concedere al re i fanti secondo erano tenuti per l’ultime convenzioni, i quali mentre si preparavano era venuto a Milano Giorgio Soprasasso con [quattro]mila fanti vallesi: onde Lautrech, volendo difendere Parma, vi avea mandato lo Scudo suo fratello con quattrocento lancie e cinquemila fanti italiani de’ quali era capitano Federico da Bozzole. Sentivasi oltre a questo che i viniziani raccoglievano le loro genti a Pontevico per mandarle in aiuto del re di Francia, e che il duca di Ferrara soldava fanti. Perciò Prospero, conoscendo