Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/113

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libro quartodecimo - cap. v 107

rendogli avere giá compresa la mente degli altri, disse: — Io veggo che in tutti noi è il medesimo parere, ma ciascuno, pensando solamente a sé proprio, tace, aspettando che un altro se ne faccia autore: pure in me non potrá questo rispetto. A me pare che noi stiamo intorno a Parma con pericolo e senza speranza di fare frutto, e però, che per minore male debbiamo partircene. — Soggiunse Prospero: — Il marchese ha detto quello che, se egli non anticipava, avevo in animo di dire io —. Confermò Vitello il medesimo. Ma Antonio de Leva, approvando che quivi piú non si dimorasse, proponeva doversi considerare se fusse meglio andare ad assaltare Lautrech. Ma a questo si replicava che senza disavvantaggio grande non si potrebbe costrignere gli inimici a combattere: dimorarvi essere impossibile, perché le difficoltá che si consideravano nello stare intorno a Parma diventerebbeno molto maggiori; e potere facilmente essere che i duemila svizzeri non gli volessino seguitare, perché, oltre all’avere ricevuto, molti dí prima, comandamento da’ cantoni che si partissino dagli stipendi del pontefice, non pareva verisimile si disponessino a combattere contro a uno esercito nel quale militavano tanti fanti della medesima nazione; né si poteva negare che, per il sacco fatto il dí precedente, non fusse piú difficile il muovere la fanteria disordinata. Però, disprezzato questo consiglio, pareva che le sentenze di tutti i capitani concorressino a levarsi. Ma ristrettisi insieme Prospero e il Pescara, parlato che ebbono lungamente, dimandorono il commissario quello che credeva che dicesse il pontefice se si levavano, e dicendo il commissario al marchese: — Come non possiamo noi pigliare oggi Parma, secondo che iersera mi affermavate? — rispose il marchese con voci spagnuole: — Né oggi né domani né dopo domani. — Allora il commissario replicò non essere dubbio che il levarsi darebbe al pontefice grandissima turbazione, perché lo priverebbe totalmente della speranza della vittoria; ma il punto di questa deliberazione consistere nella veritá o nella falsitá de’ presuppositi fatti da loro: perché, se il soprasedere fusse con pericolo e senza speranza, non essere dubbio