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libro quartodecimo - cap. xiii 153

che dall’essere le montagne coperte di copia grandissima di neve riceveano i svizzeri a passarle.

Nel quale tempo Lautrech, avendo con alcune genti mandate di lá da Po fatto svaligiare in Firenzuola la compagnia de’ cavalli leggieri di Luigi da Gonzaga, trovata negligentemente a dormire, riordinava le genti sue; e quelle de’ viniziani, sotto Andrea Gritti e Teodoro da Triulzi, si raccoglievano intorno a Cremona: le quali, finalmente unite co’ svizzeri, passorono il fiume dell’Adda il primo dí di marzo; essendo capo dello esercito Lautrech, all’autoritá del quale non era derogato per la venuta del gran maestro e del grande scudiere. Venne a questo esercito nel tempo medesimo Giovanni de’ Medici; il quale, benché condotto a soldi di Francesco Sforza si fusse mosso per andare a Milano, ove era aspettato con sommo desiderio per la espettazione grande che si aveva della sua ferocia, nondimeno, stimolato dagli stipendi maggiori e piú certi del re di Francia e allegando, per colore della sua cupiditá, il non gli essere stati mandati i danari promessi da Milano, del parmigiano, ove avea saccheggiato la terra di Busseto perché ricusava di alloggiarlo, passò nel campo de’ franzesi; il quale alloggiò due miglia appresso al castello tralle medesime vie Vercellina e Comasina. Messonsi, il terzo giorno che erano venuti, in ordinanza, facendo sembiante di volere dare la battaglia al riparo; il che non posono a effetto, o perché cosí fusse da principio la mente di Lautrech o perché, considerato il numero de’ soldati che erano dentro, la disposizione del popolo e la prontezza che appariva de’ difensori, se ne rimovesse, per la difficoltá manifesta della cosa: ma il dí medesimo, i sassi di una casa battuta dall’artiglieria di dentro ammazzorono Marcantonio Colonna, capitano di grandissima espettazione, e Cammillo Triulzio figliuolo naturale di Gianiacopo, che presso a quella casa passeggiavano insieme, ordinando di fare lavorare un cavaliere per potere tirare con l’artiglierie tra i due ripari degli inimici. Ma Lautrech, non confidando di spugnare Milano, pensava potere con la lunghezza del tempo pervenire alla vittoria; perché, per la