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stato e per la degnitá dell’ufficio del gran conestabile e per la fama molto prospera del suo valore essendo il maggiore e piú stimato signore di tutto il regno di Francia, non era giá, piú anni innanzi, in grazia del re, e però non promosso a quegli gradi né introdotto a quegli segreti che meritava tanta grandezza; ma si era aggiunto che la madre del re, suscitate certe ragioni antiche, gli dimandava nel parlamento di Parigi il suo stato: donde egli, poiché vedde non essere posto dal re a questa cosa alcuno rimedio, pieno di indegnazione, si era, per mezzo di Beuren gran cameriere e molto confidato di Cesare, confederato pochi mesi innanzi occultissimamente con Cesare e col re d’Inghilterra; con patto che, per stabilire le cose con vincolo piú fedele, Cesare gli congiugnesse Elionora sua sorella, rimasta per la morte di Emanuello re di Portogallo senza marito. La esecuzione de’ consigli loro era fondata in sull’avere destinato il re Francesco di andare personalmente alla guerra, nella quale deliberazione perché perseverasse gli avea il re di Inghilterra artificiosamente data speranza di non molestare la Francia per quello anno. Doveva Borbone, subito che il re avesse passati i monti, entrare nella Borgogna con dodicimila fanti, che occultissimamente co’ danari di Cesare e del re di Inghilterra si preparavano; né dubitava, per l’occasione della assenza del re e per la grazia universale che aveva per tutto il reame di Francia, dovere fare grandissimi progressi. Di quello che s’acquistava avea a ritenere per sé la Provenza, permutando il titolo di conte in titolo di re di Provenza; la quale contea appartenersegli per ragioni dependenti dagli Angioini pretendeva: l’altre cose tutte doveano pervenire nel re di Inghilterra. Però, per escusarsi dal seguitare in Italia il re, fermatosi a Molins terra principale del ducato di Borbone, fingeva di essere ammalato. Donde passando il re, quando andava a Lione, al quale era giá pervenuto qualche leggiero indizio di questo trattato, non dissimulò seco di essere stato procurato da altri di mettergli questo sospetto, ma potere in lui sopra ogn’altra cosa l’opinione tante volte esperimentata della sua virtú e della sua fede; donde il duca,