Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/199

Da Wikisource.

libro quintodecimodecimo - cap. iii 193

ringraziandolo efficacissimamente che con tanta libertá e sinceritá di animo avesse parlato seco, e ringraziando Dio che gli avesse conceduto uno tale re, la gravitá del quale non avessino forza di sollevare le accusazioni e le calunnie false, gli aveva promesso che, come prima fusse libero (il che per la leggierezza della infermitá sperava dovere essere fra pochissimi dí), andrebbe a Lione per accompagnarlo dovunque andasse. Ma come il re fu venuto a Lione, inteso che a’ confini della Borgogna si accumulavano fanti tedeschi, e aggiunto a questo sospetto agli indizi avuti prima e allo essersi intercette certe lettere che davano lume piú chiaro, fece incarcerare San Valerí, Boisí fratello della Palissa, il maestro delle poste, il vescovo d’Autun, consci della congiurazione, e mandò subito il gran maestro con cinquecento cavalli e quattromila fanti a Molins a prendere Borbone; ma tardi, perché egli, giá insospettito e dubitando non fussino guardati i passi, era in abito incognito passato occultissimamente nella Francia Contea. Per il qual caso tanto importante deliberò il re non proseguire l’andata sua; e nondimeno, ritenute appresso a sé parte delle genti preparate alla nuova guerra, mandò in Italia [monsignore] di Bonivet ammiraglio di Francia, con mille ottocento lancie seimila svizzeri dumila grigioni dumila vallesi seimila fanti tedeschi dodicimila franzesi e tremila italiani: col quale esercito passato i monti, e accostatosi a’ confini dello stato di Milano, fece dimostrazione di volere dirizzarsi a Novara. Per il che quella cittá, non munita né di soldati né di ripari a sufficienza, si arrendé con licenza del duca di Milano, ritenendosi per lui la fortezza; il medesimo, e per la medesima cagione, fece Vigevano: donde tutta la regione che è di lá dal fiume del Tesino pervenne in potestá de’ franzesi.

Non aveva creduto Prospero Colonna, giá implicato in lunga infermitá, che il re di Francia, essendosi confederati contro a lui i viniziani e dipoi venuta a luce la congiurazione del duca di Borbone, perseverasse nella deliberazione di assaltare per quello anno il ducato di Milano; perciò non avea con la diligenza e celeritá conveniente raccolti i soldati alloggiati