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danari che per opera del cardinale de’ Medici si erano cominciati a mandare a Modona, conoscendo essere pernicioso al re che tal cosa avesse effetto, diventorno apertamente fautori che a Modona si mandassino danari; e il simigliante fece il cardinale Colonna, per dimostrare agli altri di anteporre a ogn’altro rispetto l’utilitá della sedia apostolica. La quale diligenza benché fusse bastata a differire l’esecuzione delle convenzioni fatte con Alfonso da Esti, nondimeno, non essendo perciò rimosso il fondamento di questi pensieri, avevano in animo che il viceré di Napoli, il quale benché camminando lentamente veniva a Milano con quattrocento lancie e duemila fanti, quando passava da Modena ne levasse i fanti spagnuoli.

Ma a Milano, in questi tempi medesimi, augumentò la copia delle vettovaglie: perché, temendo l’ammiraglio che da’ soldati che erano in Pavia non fusse occupato il ponte fatto da lui in sul Tesino, per il quale venivano all’esercito le cose necessarie, rimosse l’esercito minore da Moncia per mandare alla custodia del ponte tremila fanti; degli altri una parte chiamò a sé, gli altri distribuí parte in Marignano parte a Biagrassa vicina al ponte; onde agli imperiali, ricuperata Moncia, perveniva piú copiosamente la facoltá del cibarsi. Erano in questo tempo nell’esercito franzese (l’alloggiamento fortissimo del quale si distendeva dalla badia di Chiaravalle insino alla strada di Pavia, accostandosi da quella strada a Milano per minore spazio di un tiro di artiglieria) ottocento cavalli leggieri seimila svizzeri duemila fanti italiani diecimila tra guasconi e franzesi; aveano al ponte del Tesino mille fanti tedeschi mille italiani, il medesimo numero a Biagrassa, ove era Renzo da Ceri; in Noara dugento lancie, tra in Alessandria e in Lodi duemila fanti: in Milano erano ottocento lancie ottocento cavalli leggieri cinquemila fanti spagnuoli seimila fanti tedeschi e quattromila italiani, oltre alla moltitudine del popolo ardentissima con l’animo e con le opere contro a’ franzesi; in Pavia il marchese di Mantova, con cinquecento lancie seicento cavalli leggieri dumila fanti spagnuoli e tremila italiani; a Castelnuovo di Tortonese erano con Vi-