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214 storia d'italia

principio la recuperazione di Otranto; dove Alfonso duca di Calavria entrato trovò, fatti da’ turchi, molti ripari incogniti agli italiani; ma rimasono piú nella memoria degli uomini che nell’esempio. Prospero con queste arti difese due volte piú chiaramente il ducato di Milano, esso medesimo, o solo o primo di alcuno altro, e offendendo e difendendo, coll’impedire agli inimici le vettovaglie, con l’allungare la guerra, tanto che ’l tedio la lunghezza la povertá i disordini gli consumavano; e vinse e difese senza tentare giornate, senza combattere, non traendo non che altro fuori la spada, non rompendo una sola lancia: onde aperta la via da lui a quegli che seguitorno, molte guerre, continuate molti mesi, si sono vinte piú con la industria con l’arti con la elezione provida de’ vantaggi, che con l’armi.

Queste cose si feciono in Italia l’anno mille cinquecento ventitré. Preparoronsi per l’anno medesimo con grande espettazione molte cose di lá da’ monti, le quali non partorirno effetti degni di tanti príncipi. Perché Cesare e il re di Inghilterra aveano convenuto insieme e promesso al duca di Borbone di rompere con armi potenti la guerra, l’uno in Piccardia l’altro nella Ghienna; ma i movimenti del re di Inghilterra furno nella Piccardia quasi di niuno momento, e quel che tentò il duca di Borbone nella Borgogna si dimostrò subito vano, perché, mancandogli i danari per pagare i fanti tedeschi, alcuni de’ capitani convenuti col re di Francia ne ritrassero una parte, onde egli andò a Milano: ove Cesare, non gli piacendo che passasse in Ispagna forse per non dare perfezione al matrimonio, come era il suo desiderio, mandatogli per Beuren il titolo di luogotenente suo generale in Italia, lo confortò che si fermasse. Né dalla parte di Spagna procederono a Cesare le cose felicemente. Il quale, benché ardente alla guerra fusse venuto a Pampalona per entrare in Francia personalmente, e di giá avesse mandato l’esercito di lá da’ monti Pirenei, il quale avea occupato Salvatierra non molto distante da San Gianni di Piè di Porto, nondimeno, essendo stata maggiore la prontezza che non era la potenza (perché,