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220 | storia d'italia |
VIII
In queste difficoltá due erano le speranze dell’ammiraglio, l’una della diversione l’altra del soccorso; perché il re mandava per la montagna di Monginevra quattrocento lancie alle quali doveano unirsi diecimila svizzeri, e Renzo da Ceri conduceva per la via di Val di Sasina nel territorio di Bergamo cinquemila fanti grigioni, onde doveano passare a Lodi a congiugnersi con Federico da Bozzole col quale erano molti fanti italiani: persuadendosi l’ammiraglio che l’esercito di Cesare sarebbe costretto a ripassare, per la sicurtá di Milano, il fiume del Tesino. Incontro a questi mandò il duca di Milano Giovanni de’ Medici con cinquanta uomini d’arme trecento cavalli leggieri e tremila fanti; il quale, unitosi con trecento uomini d’arme trecento cavalli leggieri e quattromila fanti de’ viniziani, si accostò agli inimici venuti alla villa di Cravina, tra i fiumi dell’Adda e del Brembo, e lontana otto miglia da Bergamo; e corse con una parte delle genti insino a’ loro alloggiamenti: i quali, il terzo dí dappoi, querelandosi non avere trovato a Cravina né danari né cavalli né altri fanti, come dicevano essere stato promesso da Renzo, ritornorno al paese loro. Risoluto il movimento de’ grigioni, Giovanni de’ Medici spugnò Caravaggio, e di poi passato Adda messe con l’artiglierie in fondo il ponte che i franzesi aveano a Bufaloro in sul Tesino. Rimaneva ancora in potestá de’ franzesi, tra Milano e il Tesino, la terra di Biagrassa, ove erano molte vettovaglie e a guardia mille fanti sotto Ieronimo Caracciolo napoletano. Alla spugnazione della quale, perché posta in sul canale grande impediva le vettovaglie che molte [si] sogliono per quello canale condurre a Milano, si mosse Francesco