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Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/269

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libro quintodecimodecimo - cap. xv 263

che fece fare il medesimo alla gente d’arme; che quegli di Pavia con sei bandiere assaltorono i fanti franzesi che alloggiavano quasi al diritto del castello, e con l’aiuto dell’artiglierie gli ruppeno subito; che al re fu morto il cavallo sotto, e ferito leggiermente in una mano e piú leggiermente nel volto. Il Numaio: che lo squadrone del re, assaltato da detti scoppiettieri, si messe in rotta, e nel ritirarsi disordinò gli altri fanti e il resto dello esercito; che al re fu morto il cavallo sotto, ed essendo in mezzo di molti che lo volevano prigione vi corse il viceré, e con molte riverenze gli baciò la mano, e [lo] ricevé prigione in nome dello imperadore, ferito leggiermente in una mano e piú leggiermente nel volto; e che di Pavia uscirno tutti i cavalli e tremila fanti. Il Cappella: che in questa giornata morirno, tra di ferro e di essere affogati, fuggendo, nel Tesino, piú di ottomila nel campo franzese e circa venti de’ primi signori di Francia, tra’ quali l’ammiraglio, Iacopo Cabanneo, il marisciallo di Francia (credo sia la Palissa), la Tramoglia, il grande scudiere, Obigní, Boisí e lo Scudo; il quale, pervenuto ferito in potestá degli inimici, espirò presto. Furono fatti prigioni il re di Navarra, il bastardo di Savoia, Memoransí, San Polo, Brione, La Valle, Ciandé, Ambricort, Galeazzo Visconte, Federigo da Bozzole, Bernabò Visconte, Guidanes e infiniti gentiluomini, e quasi tutti i capitani che non furono ammazzati; fu preso anche Ieronimo Leandro vescovo di Brindisi, nunzio del pontefice, ma per comandamento del viceré fu liberato: de’ quali prigioni San Polo e Federigo da Bozzole, condotti nel castello di Pavia, non molto dipoi, corrotti gli spagnuoli che gli guardavano, si liberorno con la fuga. Che degli imperiali morirno circa settecento, ma nessuno capitano eccetto Ferrando Castriota marchese di Santo Angelo; e che la preda fu sí grande che mai furno in Italia soldati piú ricchi. Il marchese di Pescara ebbe due ferite di picca e una di scoppio, e Antonio da Leva fu ferito leggiermente in una gamba. E de’ franzesi annegorno molti nel Tesino; e Pavia si poteva poco piú tenere, mancandovi massime il vino. E i genovesi avevano poco innanzi