Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/27

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libro tredicesimo - cap. v 21

liano e uno tedesco, e correndovi i piú vicini e ciascuno chiamando il nome della sua nazione, si ampliò il tumulto per tutto il campo, in modo che, non si sapendo che origine avesse o che cagione, tutti i fanti per armarsi si ritiravano tumultuosamente agli alloggiamenti de’ suoi; ma quegli che nel ritirarsi si riscontravano in fanti di altre lingue erano molte volte ammazzati da loro: e, quel che fu cagione di maggiore disordine, essendo i fanti italiani andati in ordinanza verso il luogo nel quale era cominciata la quistione, furono da’ fanti guasconi saccheggiati gli alloggiamenti loro. Concorsono i capitani principali dello esercito, i quali allora erano nel consiglio, per porre rimedio a tanto disordine; ma vedendo il tumulto grande e pericoloso, ciascuno abbandonando i pensieri delle cose comuni per lo interesse particolare si ritirò a’ suoi alloggiamenti; e messe subito in ordine le loro genti d’arme, non pensando se non a salvare quelle, si discostorono con esse dal campo circa uno miglio. Solo il legato Bibbiena, con la costanza e prontezza che apparteneva all’officio e all’onore suo, non abbandonò la causa comune, riducendosi molte volte, per il furore della moltitudine concitata, in pericolo non piccolo della vita; per opera del quale, non senza molte difficoltá e interponendosene molti de’ capitani de’ fanti, cessò finalmente il tumulto; nel quale erano stati, in diversi luoghi del campo, morti piú di cento fanti tedeschi, piú di venti italiani e qualche fante spagnuolo. Questo accidente fu cagione che, dubitandosi che se l’esercito stava insieme i fanti esacerbati per le offese ricevute non combattessino per ogni piccolo caso l’uno contro all’altro, si deliberasse non procedere per allora a impresa alcuna ma tenere separato l’esercito. Però furono alloggiate nella cittá di Pesero le genti d’arme della Chiesa e de’ fiorentini e i fanti italiani; perché le lancie franzesi, non essendo ancora risolute le difficoltá tra il pontefice e il re, non si erano mai mosse da Rimini. Alloggiorono i fanti guasconi nel piano, presso a mezzo miglio di quella cittá; gli altri fanti furono distribuiti in su il monte della Imperiale, monte sopra Pesero dalla parte di verso Rimini, in su il quale è uno