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tutti i luoghi dove essi potessino fargli violenza. Il quale sospetto, o vero o vano che e fusse, fu cagione che egli, vedendo che nello stato di Milano non erano restate molte genti, per essere andata una parte de’ fanti spagnuoli prima col viceré e poi con Borbone in Spagna, e perché molti ancora, arricchiti per tante prede, si erano alla sfilata ritirati in vari luoghi, considerando ancora la indegnazione grandissima la quale si dimostrava nel marchese di Pescara, voltato l’animo ad assicurarsi da questo pericolo, entrò in speranza che, con consentimento suo, si potesse disfare quello esercito. Autore di questo consiglio fu Ieronimo Morone, suo gran cancelliere e appresso a lui di somma autoritá; il quale, per ingegno eloquenza prontezza invenzione ed esperienza, e per avere fatto molte volte egregia resistenza alla acerbitá della fortuna, fu uomo a’ tempi nostri memorabile; e sarebbe ancora stato piú se queste doti fussino state accompagnate da animo piú sincero e amatore dello onesto, e da tale maturitá di giudizio che i consigli suoi non fussino spesso stati piú presto precipitosi o impudenti che onesti o circospetti. Costui, odorando la mente del marchese, si condusse co’ ragionamenti seco tanto innanzi che venneno in parole di tagliare a pezzi quelle genti e di fare il marchese re di Napoli, pure che il pontefice e i viniziani vi concorressino. Al quale consiglio il pontefice, essendo pieno di sospetto e di ansietá, tentato per ordine del Morone, non si mostrò punto alieno; benché da altra parte, non per scoprire la pratica ma per prepararsi qualche rifugio se la cosa non succedesse, avvertí sotto specie di affezione Cesare che tenesse bene contenti i suoi capitani. Mostroronsi i viniziani caldissimi: e si persuadevano anche tutti che v’avesse a essere non manco pronta la madre del re di Francia; la quale giá si accorgeva che, arrivato il figliuolo in Spagna, la sua liberazione non procedeva con quella facilitá che si erano immaginati.

Non è dubbio che tali consigli sarebbono facilmente succeduti se il marchese di Pescara fusse, in questa congiurazione contro a Cesare, proceduto sinceramente; il quale se da prin-