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326 storia d'italia

di danari non abbondanza di vettovaglie; i popoli inimicissimi per il desiderio del suo duca e per le intollerabili esazioni che si facevano dai soldati e nella cittá di Milano e in tutto lo stato, il castello di Milano e di Cremona in mano del duca; e i viniziani davano speranza che anche il duca di Ferrara entrerebbe in questa confederazione, pure che Clemente si contentasse di concedergli Reggio, quale a ogni modo possedeva. Da altro canto faceva difficoltá la astuzia, la virtú degli inimici, lo essere soliti a stare lungamente, quando era necessario, con pochi danari e a tollerare molti disagi e incomoditá, le terre fortificate in che erano e la facilitá, per essere terre in piano, da potere anche meglio ripararle e fortificarle, nelle quali potersi intrattenere tanto che gli venisse soccorso di Germania, di qualitá da ridurre tutta la guerra alla fortuna d’una giornata; le genti della lega non potere essere altro che genti nuove e di poco valore a comparazione di quello esercito veterano e nutrito in tante vittorie. Aversi difficoltá di capitano generale, non avendo il marchese di Mantova, che allora era capitano della Chiesa, spalle da sostenere tanto peso; né potendo sicuramente commettersi alla fede del duca di Ferrara né di quello di Urbino, che avevano ricevuto tante offese, né potevano essere contenti della grandezza del pontefice. Tagliare male di sua natura l’arme della Chiesa, tagliare medesimamente male l’arme de’ viniziani; e se ciascuna male, separata e dispersa, quanto peggio accompagnate e congiunte insieme? E negli eserciti delle leghe non concorrere mai le provisioni in uno tempo medesimo; e tra tante volontá, dove sono vari interessi e vari fini, nascere facilmente disordini sdegni dispareri e diffidenze; e, almanco, non vi essere mai né prontezza a seguitare gagliardamente, quando si mostra benigno, il favore della fortuna, né disposizione da resistere costantemente quando si volge il disfavore. Ma quello che sopratutto causava, in questa deliberazione, difficoltá grandissima e timore era il sospetto che i franzesi, ogni volta che Cesare vedendosi strignere offerisse di liberare il loro re, non solo abbandonassino la lega ma ancora lo aiutassino contro a’ collegati. E se bene il re