Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/337

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libro sestodecimo - cap. xii 331

nel principio del pontificato, guidorono ad arbitrio loro il pontefice; ma cominciando poi a discordare, o per ambizione o per la diversitá delle nature, lo distrassono e lo confusono. Perché fra’ Niccolò, affezionatissimo, per il vincolo della nazione o per qualunque altro rispetto, al nome di Cesare, e per natura fisso nelle opinioni proprie, le quali spesso discordavano dalle opinioni degli altri uomini, favoriva tanto immoderatamente le cose di Cesare che spesso venne in sospetto al pontefice come piú amatore degli interessi di altri che de’ suoi; l’altro, non conoscendo in veritá né altro amore né altro padrone, ma per natura ardente nelle cose sue, se in qualche cosa errava, procedeva piú presto da volontá che da giudicio; e se bene nel tempo di Lione fusse stato inimico acerrimo de’ franzesi e fautore delle cose di Cesare, morto Leone, era diventato tutto l’opposito: donde, essendo questi due ministri potentissimi tra loro in manifesta dissensione né procedendo con maturitá o con rispetto dell’onore del pontefice, e facendo notorio a tutta la corte la sua freddezza e irresoluzione, lo rendevano appresso alla maggiore parte degli uomini disprezzabile e quasi ridicolo.

Essendo egli adunque di natura irresoluto, e in una deliberazione sí perplessa e sí difficile aiutato confondere da coloro che dovevano aiutarlo risolvere, non sapeva egli medesimo dove si volgere: finalmente, piú perché era necessario deliberare qualche cosa che per risoluzione e giudicio fermo, trovandosi massime in termine che anche il non deliberare era specie di deliberare, si inclinò a fare la lega, e a rompere in compagnia degli altri la guerra a Cesare. Concordoronsi e distesonsi i capitoli, né mancava altro che lo stipulargli, quando ebbe nuove che a Genova era arrivato il comandatore Errera mandato a lui da Cesare; quale avvisava che veniva subito in diligenza, e con grata e buona espedizione: deliberò adunque di aspettarlo, con gravissima querela degli imbasciadori, a’ quali aveva dato ferma intenzione di stipulare il dí medesimo la confederazione.