Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/349

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libro sestodecimo - cap. xiv 343

piú in orrore che il nome di Cesare. Scusansi tutti questi che le macchinazioni loro non sono procedute da odio o da altra cupiditá ma solamente dal sospetto della vostra grandezza, e che cessato questo, cesseranno tutte le pratiche: il che o non è vero o, se pure da principio fu vero, è necessario che abbia fatto poi altre radici e sia diventato altro umore; perché è naturale che dietro al sospetto viene l’odio, dietro all’odio l’offese, con l’offese la congiunzione e intrinsichezza con gli inimici di chi si offende, i disegni non solo di assicurarsi ma ancora di guadagnare della ruina dello offeso, la memoria delle ingiurie, maggiore senza dubbio e piú implacabile in chi le fa che in chi le riceve. Però, quando bene da principio si fussino mossi solo dal sospetto, sarebbe questo stato causa diventassino inimici vostri, volgessino gli animi e le speranze alle cose franzesi, cominciassino poi, in tutte le convenzioni che hanno trattate, a dividersi il reame di Napoli. Ora, séguiti quale si voglia sicurtá e accordo con noi, resterá sempre acceso ne’ petti loro l’odio e il timore; né confidando di quello che parrá loro fatto per necessitá, e parendogli avere maggiore facilitá di strignerci alle voglie loro, timidi che alla fine non si faccia tra il re di Francia e noi uno nuovo appuntamento simile a quello che fu fatto a Cambrai, cupidi di liberare (per usare i loro vocaboli) Italia da’ barbari, ardiranno di volere porvi le leggi, di dimandare la liberazione del re di Francia: se la negherete, Cesare, come difenderete da loro il regno di Napoli? se la concederete, perduti tutti i frutti della vittoria, resterete il piú disonorato il piú sbattuto principe che fusse mai. Ma pogniamo che Italia fusse per osservarvi l’accordo, e che voi strignesse la necessitá o di lasciare Milano o di non riavere la Borgogna, che comparazione è tra l’uno partito e l’altro? La Borgogna è piccola provincia, di poca entrata, né anche tanto opportuna quanto molti si persuadono; il ducato di Milano, per la ricchezza e bellezza di tante cittá, per il numero e nobiltá de’ sudditi, per l’entrate grandi, per la capacitá di notrire tutti gli eserciti del mondo, è superiore a molti reami: ma, ancora che e’ sia sí ampio e sí