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libro quartodecimo - cap. ii 89

potere fare movimento alcuno, e restandovi molti altri capitani di genti d’arme. Ritirossi lo Scudo, raccolti i cavalli e i fanti, a Covriago, villa del reggiano vicina a sei miglia di Reggio, donde tra pochi dí si ritirò di lá da Lenza in parmigiano; avendo mandato a Roma La Motta, a giustificare col pontefice le cagioni dello essere andato a Reggio e a fare instanza che, secondo i capitoli che erano tra il re e lui, cacciasse i rebelli del re fuora dello stato della Chiesa.

Ma ne’ dí medesimi, uno caso che accadette a Milano spaventò molto l’animo de’ franzesi, come se con segni manifesti fussino ammuniti dal cielo delle future calamitá. Perché il dí solenne per la memoria della morte del principe degli apostoli, tramontato giá il sole nel cielo sereno, cadde per l’aria da alto a guisa di uno fuoco innanzi alla porta del castello, ove erano stati condotti molti barili di polvere d’artiglieria, tratti del castello per mandargli a certe fortezze; per il che, levatosi subitamente con grande strepito grande incendio, ruinò insino da’ fondamenti una torre di marmo bellissima fabbricata sopra la porta, nella sommitá della quale stava l’orologio, né solamente la torre ma le mura e le camere del castello e altri edifici contigui alla torre; tremando nel tempo medesimo, per il tuono smisurato e per la ruina tanto grande, tutti gli edifici e tutta la cittá di Milano: e i sassi e pietre grandissime dalle ruine volavano con impeto incredibile spaventosamente in qua e in lá per l’aere, ora percotendo nel balzare molte persone ora ricoprendole con le ruine, dalle quali era ricoperta, con tanti sassi che pareva cosa stupendissima, la piazza del castello; de’ quali alcuni di smisurata grandezza volorono lontani per ispazio piú di cinquecento passi. Ed era l’ora propria che gli uomini, cercando di ricrearsi dal caldo, andavano passeggiando per la piazza; però furno ammazzati piú di cento cinquanta fanti del castello e il castellano della rocchetta e quello del castello, e gli altri tanto attoniti e privi di animo e di consiglio: e ruinato tanto spazio di muro che al popolo, se si fusse mosso, sarebbe stato molto facile l’occupare quella notte il castello.