Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/162

Da Wikisource.
156 storia d'italia

sotto la fede del quale era stato da’ suoi capitani e dal suo esercito ridotto in tanta miseria; e in questo tempo medesimo ricercorono i cardinali che erano in Italia, che insieme co’ cardinali che erano di lá da’ monti si congregassino in Avignone, per consultare in tempo tanto difficile quel che s’avesse a fare per beneficio della Chiesa: i quali, per non si mettere tutti in mano di príncipi tanto potenti, recusorono, benché con diverse escusazioni, di andarvi. E da altra parte il cardinale de’ Salviati, legato appresso al re di Francia, ricercato dal pontefice che andasse a Cesare per aiutare le cose sue, alla venuta di don Ugo (il quale si era convenuto nella capitolazione che vi andasse), ricusò di farlo, come se fusse cosa perniciosa che tanti cardinali fussino in potestá di Cesare, ma mandò per uno suo cameriere la istruzione ricevuta da Roma allo auditore della camera; il quale riportò benignissime parole ma incerta e varia risoluzione. Arebbe Cesare desiderato che la persona del pontefice fusse condotta in Spagna; nondimeno, e perché era pure cosa piena di infamia e per non irritare tanto l’animo del re di Inghilterra, e perché tutti i regni di Spagna, i quali, e principalmente i prelati e i signori, detestavano molto che dallo imperadore romano, protettore e avvocato della Chiesa, fusse, con tanta ignominia di tutta la cristianitá, tenuto in carcere quello che rappresentava la persona di Cristo in terra, però, avendo risposto a quegli oratori benignamente, e alla instanza che gli facevano della pace essere contento che la trattasse il re di Inghilterra (il che da loro fu accettato), mandò il terzo dí di agosto il generale in Italia e, di poi quattro dí, [Veri] di Migliau, l’uno e l’altro, secondo si diceva, con commissione al viceré per la liberazione del pontefice e restituzione di tutte le terre e fortezze occupategli. Per la sostentazione del quale consentí anche che il nunzio suo gli mandasse certa somma di danari, esatta dalla collettoria di quegli reami i quali nelle corti avevano denegato di dare a Cesare danari.

Passò in questo tempo, che era di luglio, il cardinale eboracense a Cales con milledugento cavalli; incontra il quale il