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libro decimonono - cap. xi 263

seguitando l’esempio di quel che il re Luigi suo suocero e antecessore aveva fatto l’anno mille cinquecento dodici, consentisse che per salvarsi accordassino con Cesare, aveva ricusato; promettendo che mai non conchiuderebbe l’accordo senza includervegli, e che si trovava preparatissimo a fare la guerra; come, anche nella maggiore strettezza del praticare, prometteva continuamente a tutti gli altri. Sopravenne a’ ventitré di luglio l’avviso della capitolazione fatta tra il pontefice e Cesare, ed essendo molto stretta la pratica, si turbò in modo, per certe difficoltá che nacqueno sopra alcune terre della Francia Contea, che madama la reggente si messe in ordine per partirsi; ma per opera del legato del pontefice, ma piú principalmente dello arcivescovo di Capua, si fece la conclusione; ancora che, essendo giá conchiusa, il re di Francia promettesse le cose medesime che aveva prima promesse a’ collegati. Finalmente, il quinto dí di agosto, si publicò nella chiesa maggiore di Cambrai solennemente la pace. Della quale il primo articolo fu: che i figliuoli del re fussino liberati, pagando il re a Cesare per la taglia loro, credo, uno milione e dugento migliaia di ducati; e per lui al re d’Inghilterra, credo, dugentomila: restituire a Cesare, tra sei settimane dopo la ratificazione, tutto quello possedeva nel ducato di Milano; lasciargli Asti e cederne le ragioni; lasciare, piú presto potesse, Barletta e quel teneva nel regno di Napoli; protestare a viniziani che, secondo la forma de’ capitoli di Cugnach, restituissino le terre di Puglia; e in caso non lo facessino dichiararsi loro inimico e aiutare Cesare, per la ricuperazione, con trentamila scudi il mese e con dodici galee quattro navi e quattro galeoni pagati per sei mesi: pagare quello che era in sua possanza delle galee prese a Portofino, o la valuta, defalcato quello che poi avessino preso Andrea Doria o altri ministri di Cesare; abolire, come prima erano convenuti a Madril, la superioritá di Fiandra e di Artois, e cedere le ragioni di Tornai e di Arazzo, il possesso di Nivers, per disobligare Cesare dello stato sopra Brabante: annullare il processo di Borbone, e restituire l’onore al morto e i beni a’ successori