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gli aiuti chiesti, ma per l’odio contro al pontefice e per il sospetto della sua grandezza malcontenti della mutazione del governo de’ fiorentini, co’ quali per l’odio comune contro al papa avevano avuto molti mesi quasi tacita pace e intelligenza, mettevano in ordine l’artiglierie ma con quanta piú lunghezza potevano.

Aveva intratanto il papa udito gli oratori fiorentini, e risposto loro che la intenzione sua non era di alterare la libertá della cittá ma che, non tanto per le ingiurie ricevute da quel governo e dalla necessitá di assicurare lo stato suo quanto per la capitolazione fatta con Cesare, era stato costretto a fare la impresa; nella quale trattandosi ora dello interesse dell’onore suo, non chiedeva altro se non che liberamente si rimettessino in potestá sua, e che fatto questo dimostrerebbe il buono animo che aveva al benefizio della patria comune. E intendendo poi che, crescendo a Firenze il timore, massime poi che avevano inteso l’esclusione fatta degli oratori loro da Cesare, avevano eletto a lui nuovi imbasciadori, pensando fussino disposti a cedergli, e desideroso della prestezza per fuggire i danni del paese, mandò in poste allo esercito l’arcivescovo di Capua: il quale, passando per Firenze, trovò disposizione diversa da quel che si era persuaso.

Fecesi intanto innanzi Oranges, e a’ ventiquattro era a Montevarchi nel Valdarno, lontano venticinque miglia da Firenze, aspettando da Siena otto cannoni, che si mosseno il dí seguente; ma camminando con la medesima lunghezza con la quale erano stati preparati, furono cagione che il principe, che a’ ventisette aveva condotto l’esercito insino a Feghine e l’Ancisa, soprastette in quello alloggiamento insino a tutto il dí quarto di ottobre: donde procedé la durezza di tutta quella impresa. Perché, perduto Arezzo vedendosi mancare le speranze e le promesse fatte loro da ogni banda, la fortificazione che si faceva della cittá dalla banda del monte non ancora ridotta in termine che, benché vi si lavorasse con grandissima sollecitudine, non paresse a’ soldati che prima che fra otto o dieci dí potesse mettersi in difesa, e intendendo l’esercito