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libro decimonono - cap. xv 277

Arezzo, la cittá, mancandogli la piú pronta difesa che avesse, spaventata non si accordasse; però senza consenso publico, se bene forse con tacita intenzione del gonfaloniere, si partí da Arezzo con tutte le genti, lasciati solamente dugento fanti nella fortezza: ma giunto a Feghine, per consiglio di Malatesta, che era quivi e approvava il ridurre le forze alla difesa di Firenze, rimandò mille fanti in Arezzo perché non restasse abbandonato del tutto. Ma a’ diciasette dí, Cortona, alla difesa della quale sarebbeno bastanti mille fanti, non vedendo provedersi per i fiorentini gagliardamente, e inteso anche forse la titubazione di Arezzo, si arrendé, ancora che poco stretta dal principe; col quale compose di pagargli ventimila ducati. La perdita di Cortona dette cagione a’ fanti che erano in Arezzo, non si reputando bastanti a difenderlo, di abbandonare quella cittá: la quale, a’ diciannove dí, si accordò anche ella col principe: ma con capitoli e con pensieri di reggersi piú presto da se stessa in libertá sotto l’ombra e protezione di Cesare che stare piú in soggezione de’ fiorentini, dimostrando essere falsa quella professione che insino allora avevano fatto di essere amici della famiglia de’ Medici e inimici del governo popolare.

Nel quale tempo Cesare aveva negato espressamente non volere piú udire gli imbasciadori fiorentini se non restituivano i Medici; e Oranges, benché con gli oratori che erano appresso a lui detestasse senza rispetto la cupiditá del papa e la ingiustizia di quella impresa, nondimeno aveva chiarito non potere mancare di continuarla senza la restituzione de’ Medici: e trovandosi avere trecento uomini d’arme cinquecento cavalli leggieri dumila cinquecento tedeschi, di bellissima gente, dumila fanti spagnuoli tremila italiani, sotto Sciarra Colonna Piermaria Rosso Pierluigi da Farnese e Giovambatista Savello (co’ quali si uní poi Giovanni da Sassatello, defraudati i danari ricevuti prima da’ fiorentini, de’ quali aveva accettata la condotta), e poi Alessandro Vitelli, che avevano tremila fanti, ma avendo poche artiglierie, ricercò i sanesi che l’accomodassino di artiglierie. I quali, non potendo negare allo esercito di Cesare