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nondimeno, mostrando rimettersene al parere di Cesare, conchiudeva essere contento che e’ promettesse nella dieta la indizione del concilio, pure che si celebrasse in Italia e presente lui, assegnato tempo congruo a congregarlo, e che i luterani e altri eretici, promettendo di stare alla determinazione del concilio, desistessino intratanto dalle corruttele loro, e rimettendo la sedia apostolica nella possessione della sua obedienza vivessino come solevano prima, e come cattolici cristiani. Da che si difficultava tutta la pratica: perché i luterani non solo non erano per desistere dalle opinioni e riti loro innanzi alla celebrazione del concilio, ma si credeva comunemente che aborrissino il concilio non potendo aspettarne altro che reprobazione delle opinioni loro (conciossiaché la maggiore parte di quelle, e le piú principali, fussino state reprobate piú volte come eretiche dagli antichi concili), ma che dimandassino la convocazione di esso perché, sapendo essere cosa spaventosa a’ pontefici, si persuadessino non avesse a essere concesso, e cosí sostentare con maggiore autoritá appresso a’ popoli la causa loro.

Finí in queste agitazioni l’anno mille cinquecento trenta e succedette il mille cinquecento trentuno, nel quale fu piccola materia di movimenti. Perché, se bene per molti segni si comprendesse il re di Francia essere malcontento degli accordi fatti con Cesare e cupidissimo di nuovi tumulti, e a questo medesimo inclinare anche il re di Inghilterra, sdegnato con Cesare che difendendo la sorella di sua madre oppugnava la causa del divorzio, nondimeno, essendo il re di Francia esausto di denari, né ancora riposato da’ travagli di sí lunghe guerre, non era ancora il tempo opportuno a suscitare innovazioni; ma attendeva intratanto a praticare, cosí in Germania co’ príncipi che erano d’animo alieno da Cesare come in Italia col pontefice, proponendogli, per farselo benivolo, pratiche di matrimonio tra il figliuolo suo secondogenito e la nipote di lui; e (quello che si trattava con maggiore offesa di Dio e con orribile infamia della corona di Francia, che aveva fatto sempre precipua professione di difendere la religione cristiana, per i