Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/317

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libro vigesimo - cap. vi 311

che instava che il papa allora lo intimasse: il quale ricusava, allegando che in questa mala disposizione degli animi era pericolo non fusse ricusato da’ re di Francia e di Inghilterra, e che facendosi senza loro non poteva introdurre né unione né riformazione della Chiesa, ma era pericolosissimo non ne nascesse lo scisma; essere contento mandare nunzi a tutti i príncipi per indurgli a opera sí santa. E replicando Cesare: che sará adunque se essi dissentiranno senza giusta cagione? e volendo che in tale caso il papa gli proponesse di intimarlo, non potette disporlo. In modo che si diputorono e mandorono i nunzi con poca speranza di riportarne conclusione.

Ma non restò anche Cesare piú sodisfatto della pratica del parentado. Perché essendo venuti a Bologna i due cardinali, e introdotto di nuovo il ragionamento del parentado del re di Francia, il pontefice replicava a quello del duca di Milano, che avendogli il re molto prima proposto il matrimonio del suo figliuolo, ed egli udita la pratica con consenso di Cesare (che allora dimostrò di esserne contento), gli pareva fare troppa ingiuria al re di Francia se, pendenti questi ragionamenti, la maritasse a uno inimico suo: credere che questo fusse introdotto dal re artificiosamente, per intrattenerlo e non con animo di conchiudere, essendovi tanta disparitá di grado e di condizione; ma che se prima non si escludeva del tutto questa pratica non voleva fare offesa sí grave al re. Né essendo capace a Cesare che il re di Francia volesse tôrre per uno suo figliuolo una tanto dissimile a lui, confortò il papa che per chiarirsi degli inganni del re, instesse co’ due cardinali che facessino venire il mandato a poterlo contraere; i quali, dimostratisi prontissimi, lo fecieno in brevissimi dí venire in forma amplissima: donde non solo si escluse ogni speranza del parentado con Francesco Sforza, ma ancora si ristrinse la pratica col re di Francia; aggiugnendovisi ancora che, come molto prima si era tra loro ragionato, il papa e il re di Francia si convenissino insieme a Nizza, cittá del duca di Savoia e posta appresso al fiume del Varo, che è confine tra l’Italia e la Provenza. Le quali cose erano molto moleste a