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312 storia d'italia

Cesare; sí per sospetto che tra il papa e il re di Francia non si facesse maggiore congiunzione in pregiudizio suo, sapendo quale fusse l’animo del re contro a sé, e dubitando che nel pontefice non risedesse ancora occultamente la memoria della sua incarcerazione, del sacco di Roma e della mutazione dello stato di Firenze; movendolo ancora lo sdegno che quello onore che gli pareva che il papa gli avesse fatto, di andare ad abboccarsi seco due volte a Bologna, si diminuisse, anzi si annichilasse, se andava a trovare per mare il re di Francia insino a Nizza. Né dissimulava questo dispiacere e le cagioni, ma invano: perché nel pontefice era fissa nell’animo, anzi ardente, la cupiditá di questo parentado; movendolo piú presto l’ambizione e lo appetito della gloria, che essendo di casa quasi privata avesse conseguito per uno nipote naturale una figliuola naturale di sí potente imperadore, e ora conseguisse per una nipote sua legittima uno figliuolo legittimo del re di Francia: il che lo moveva piú che quello che gli era ricordato da molti che con questo parentado darebbe colore di ragione, benché non vero ma apparente, al re di Francia di pretendere, per il figliuolo e per la nuora, sopra lo stato di Firenze.

A queste male sodisfazioni di Cesare si aggiunse, quasi per cumulo, che facendo instanza che il papa creasse tre cardinali proposti da lui, ottenne con difficoltá solamente l’arcivescovo di Bari; scusandosi egli con la contradizione del collegio de’ cardinali. Né si mitigò Cesare perché il papa concorresse molto prontamente a fare una confederazione segreta con lui, nella quale prometteva procedere giuridicamente alle censure e a tutto quello che fusse di ragione contro al re di Inghilterra e contro ad Anna Bolana, e si obligorono di non fare nuove confederazioni e accordi con príncipi senza consenso l’uno dell’altro.