Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/337

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maritarla in Firenze, fare una legge che lo proibissi e cosi come savio riparare piú tosto che el male non venissi, che, venuto che fussi, averlo a medicare; e però potersi imputare alla sua negligenzia questo disordine. Inoltre soggiugnevano che se questo era delitto, s’aveva a punire ancora lui, per avere tenuta pratica di darla a Giovan Batista suo nipote; e ancora el cardinale averla tenuta a Roma, aggiugnendo la ritornata di Lorenzo figliuolo di Piero e promettendone el consenso del gonfaloniere, il che e’ non arebbe fatto sanza licenzia sua; e però conoscersi che e’ non aveva voluto fare legge proibitiva, non per negligenzia, ma perché non credendo che alcuno avessi animo di tòrla sanza sua licenzia, voleva si maritassi per ie mani sue, e darla a chi paressi a lui. E si procedeva ogni di piú caldo in queste quistione, in forma che Alfonso Strozzi disse che volendo sanare la cittá bisognava tagliare el capo allo arcivescovo, a Bernardo Rucellai, a Filippo Buondelmonti, a Giovanni Corsi ed a piú altri; ed Alessandro Acciaiuoli disse che Giovan Batista Ridolfi si faceva capo de’ giovani per fare scandolo, tanto che ne feciono quistione; ed essendo in carico grande Bernardo Rucellai che si trovava a Vinegia, scrisse una lettera alla signoria in sua giustificazione, repetendo tutti e’ processi sua insino da Lorenzo, da Piero e dal frate, pe’ quali si mostrava quanto sempre e’ fussi stato caldo che la cittá stessi in libertá ed in quiete. In ultimo gli otto, che ne erano massime capi Bernardo di Carlo Gondi, Carlo di Lionardo del Benino e Giovan Francesco Fantoni, considerando quanta divisione partoriva ogni di piú questo caso e quanto terrebbe la cittá piú inferma e sospesa se si conducessi in una quarantia, ed avendo forse notizia che ei gonfaloniere acconsentiva che la posassi, ne dettono con otto fave nere giudicio in questo effetto: condannorono Filippo in ducati cinquecento d’oro e lo confinorono nei reame di Napoli per anni tre; dichiarorono essere rubello Lorenzo figliuolo di Piero secondo la forma degli statuti che parlavano della materia, e non la femina, perche si era trovato uno altro statuto che ne eccettuava le femine. E benché questo giudicio