Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/360

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IV. Criterio fondamentale di questa nostra edizione è la massima fedeltá al manoscritto originale. Giá si è accennato alla partizione in capitoli quale fu fatta dal Canestrini. Nella nostra edizione abbiamo diviso secondo la materia fino a tutto il capitolo X. Dall’ XI «abbiamo seguito la divisione per anni, prendendoci solo l’arbitrio di spezzare in due capitoli quegli anni la narrazione dei quali fosse di eccessiva lunghezza. Questo metodo ci sembrò il migliore, sia perché l’autore medesimo aveva segnato in margine quelle date, sia per quel carattere annalistico che egli si compiacque dare alle sue storie. A render piú agevole la lettura abbiamo fatto precedere ad ogni capitolo un breve sommario.

Le lacune di date o di nome abbiamo lasciate com’erano indicandole con... Completammo quelle soltanto che ci parve indispensabile per evitar confusioni come i46[4] e [novembre, dove la parte tra parentesi quadre è quella aggiunta da noi. Per quel che riguarda l’ortografia del testo, abbiamo cercato di attenerci piú che fosse possibile all’originale, mantenendo rigorosamente tutto quanto ci è sembrato rappresentasse la lingua dello scrittore, modificando solo dove si trattava di pure forme grafiche, generalmente prodotte dal vezzo latineggiante, senza alcuna rispondenza sulla pronunzia.

Cosi abbiamo naturalmente distinto l ’u dal v, abbiamo tolto la h in tutte le parole dove l’italiano moderno piú non ne fa uso; reso Yy con i (hystorie, / lypolita), il k con c (kalendi, kamarlingo), il q con c (persequtori).

Abbiamo raddoppiato alcune consonanti come la z che il Guicciardini usa sempre scempia (largheza, Galeazo), e in molti casi la c (vechio, riche za).

Abbiamo risolto in f il ph (Philippo, Stephano)\ tradotto in dd il bd e il gd (subdili, sogdotnia), in mtn il dm (administratione), in s o ss i> c la x (exemplo, riduce, excepto), in ss il bs e il ps (observare, epsa), in t o tt il pt (scripto), in vv il dv e il bv (adversori, obliare), in zi il ti e il cti (potentia, salisfactione). Dove il Guicciardini scrive costantemente giá, gle, glo, giu abbiamo scritto glia, glie, glio, gliu.

Abbiamo inoltre modificato in ce il eie di fede e in ghe il rarissimo gc di brige e lungo. Della particella et abbiamo fatto e dinanzi a consonante, ed dinanzi a vocale.