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Bartolomeo Colleoni lo restaurò nel 1454, patì assedio nel 1438 e nel 1512, ed il comune lo comperò da Venezia nel 1566. Le rovine di lui cinte di vigneti conquistati sulle terrazzine delle rupi sono pittoresche assai.

Breno verso le fonti del Caffaro che per Bagolino va nel lago d’Idro, ha le più vaste e belle alpi, ovvero pascoli da mandre della valle, pascoli stesi 2936 ettari, e ne cava oltre a dodicimila lire di fitto. Con cinque ore di cammino si giunge a quelle conche pascolive1.

A Breno sono da vedere parecchi oggetti d’arte preziosi. Nella chiesa di S. Antonio, del secolo XIV, magnifici a fresco del Romanino nel coro, ora ingiuriati, un quadro del Moretto, altro di Calisto da Lodi. Nella chiesa campestre di S. Valentino una tela con Vergine e Santi di Giambellino, e due tele di Calisto nella parrocchiale attuale compita nel 1673, dopo che la rovina del 1629 guastò la vecchia parrocchia di S. Maurizio e distrusse la Frazione Oneta.

Breno, già sede del corpo o dell’assemblea di Valle, ora ha sotto-prefettura ed ufficio delle ipoteche per la Valle. Di Breno si può dire ciò che Pli-

  1. Le migliori alpi sono chiamate Cadi, Basinina, Gaer, e confinano coll’alpe Rondinino, di Cividate, e coll’eccellente Broffione di Bagolino, col quale poi s’allacciano a mezzodì i vasti pascoli di Coi (Collio).