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D’UDINE 23

cali, l’altro con quelle del veneto governo, esprimenti molti fatti scritturali, vennero scolpiti dall’udinese Francesco Picchi, e i putti ed i termini da Matteo Calderone. Erano gli antichi organi per le pitture famosi di Pellegrino, del Pordenone, dell’Amalteo, del Floriani, ed eziandio per quelle del Grassi. Ma essendosi formati i nuovi, sullo stile allora di moda si sparsero esse in varii pubblici luoghi, e vi restarono quelle soltanto, che fregiavano la cantorìa. Furono però assoggettate alla barbara operazion di Procuste. Alcune, perchè adoperarle non si credette, andarono salve, ma urtarono nell’altro scoglio del pari fatale, se non più, di essere da temerario pennello orrendamente ritocche. Il primo adunque, chiamato organo della sacrestia, mostra le gesta de’ santi Ermagora e Fortunato, famigerata fattura del Pordenone.1 È da notarsi i tre ultimi essere copie. Vi ha storie di Gesù Cristo eseguite da Francesco Floriani, e da Gio: Battista Grassi2 sull’organo opposto. Nella cappella del Sagramento dipinse Gio: Battista Tiepolo3 in due compartimenti a chiaroscuro storie allusive a questo augusto mistero tratte dalla Scrittura sacra, e nel catino degli angioletti in atto di adorazione. Che se al tutto angeliche non ne sono le forme, lo è certo il colorito. Appesi alla parete s’affacciano agli occhi de’ riguardanti i profanatori del tempio dell’Amalteo,

  1. Storia 140.
  2. Idem. 129, 168.
  3. Nel sovracitato volume intitolato: Fabbrica nuova del duomo c. 53. vi è l’invito, che fa a lui la città al 1726.