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D’UDINE 43

onde i principi romani fabbricarono nelle basiliche della capitale dell’arti le lor private cappelle, una ne fecero sorgere i prelodati patrizii Manini presso al già loro palazzo, oggidì de’ conti della Torre, salva per altro la differenza, che si frammette tra Udine e Roma. A qualunque parte di essa l’occhio si volga vi si vedono lucidissimi marmi, ora candidi e maestrevolmente intagliati, ora intarsiati di varii colori, imitanti gli arazzi, splendenti bronzi dorati, talchè nulla a bramar resterebbe, ove questa benemerita famiglia protetto avesse le arti nel cinquecento. La cappella è di forma esagona, sostenuta col suo cornicione da pilastri corintii addobbati da simulati tappeti di marmo vario, e riceve il lume nell’alto da un lanternino. L’altare sta di faccia con pittoresco partito, e lo rende ammirevole una statua della Madonna. I quattro compartimenti tra i pilastri sono scolpiti da Giuseppe Torretti, e contengono geste della medesima. Studiatissimo e faticosissimo ne risulta il lavoro, ma è da compiangersi, che sia condotto in uno stile ammanierato, e perciò falso. Essendosi tenuto il punto della prospettiva alto, le figure sembrano sdrucciolare; e le colonne e gli edifizii poi le laterali scene ricordano d’un teatro.


SANTA LUCIA

Antica conventuale chiesa si è questa, di cui molto parlano le storie patrie, la quale con metamorfosi propria della stagione è diventata dogana, dappoichè andò soppressa. La facciata n’è semplice, e attirasi l’attenzione del riguardante il puro busto della santa collocato sopra la porta. Entrando a mano destra nel