Pagina:Guida di Pompei illustrata.djvu/26

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edificii, non solo a modo di ornamento alla facciata, ma a fine di dar ricovero alle persone mentre aspettavano di fuori la lor volta di entrata, o vi trattavano i loro affari al coperto.

La cornice che vi ricorreva di sopra, i cui pezzi frammentati trovansi ora in terra innanzi all’ingresso, contiene la epigrafe, da cui si rileva che:

Eumachia figlia di Lucio, sacerdotessa pubblica, in nome suo e di Marco Numistrio Frontone suo figliuolo, il calcidico, la cripta, ed i portici della Concordia Augusta, con suo danaro fece, e dedicò alla Pietà.

Prima che questo luogo fosse stato destinato alla Pietà della Concordia Augusta, sembra che Eumachia lo avesse ottenuto in dono dai lavatori di panni (fullones), che quì prima tenevano le loro officine, e che costoro in attestato di gratitudine eressero a lei una statua, deponendola in fondo al secondo porticato chiuso (cripta) ove attualmente si è sostituita la copia in gesso, il cui originale fu trasportato al Museo di Napoli. Ciò rilevasi dalla epigrafe incisa sul basamento della statua medesima, ove si legge:

evmachiae. l. f. sacerd. pvb. fvllones.

La grand’area del tempio aveva nel giro un colonnato per reggere il tetto del portico, e nella magnifica nicchia di prospetto era collocato il simulacro della Concordia, di cui furono rinvenuti frammenti.

Nel corridoio al lato meridionale vi è una piccola discesa che mena sulla strada dell’Abbondanza ove è una seconda porta, sormontata da una lapide marmorea con iscrizione simile a quella dell’ingresso principale.