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Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/123

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Vedi Annibai, che in tutte l’altre imprese
non pur mostrossi intrepido ed invitto,
ma aperse l’alpi altere, ove contese
co’ la Natura e fèlle alto despitto;
una femmina poi in Puglia il prese
e ’l fe’ di vincitor prigione e vitto,
e si può dir che fosse Capua a lui
quel che fu Canne agli avversari sui.
17
Vedi Sanson robusto, che gli Ebrei
non pur difende da l’ostil procella,
ma un grosso stuol d’armati Filistei
rompe col fulminar d’una mascella;
vedi poi come i tradimenti rei
d’una vile e sfacciata femminella
menan un uom si glorioso e forte
prigione e cieco a volontaria morte.
18
Se Bibli usa, scrivendo, ogni argomento
che ’l casto frate a le sue voglie muova,
se per un lavorio d’oro e d’argento
l’ascoso re l’avara moglie trova,
acciò che muoia a Tebe, e s’altre cento
e ne l’etá piú vecchia e ne la nuova
fan questi eccessi ed altri che non dico,
a che piú di narrarne m’affatico?
19
Altri ammirar le donne che in ogni arte
sono eccellenti ov’hanno posto cura:
si come ne’ perigli altre di Marte,
altre in ricami d’òr, altre in pittura,
altre in musica ed altre hanno le carte
scritte si ben, ch’eterno il nome dura.
Cedo, ma mostrinmi una ch’ai suo amante
aver servato mai la fé si vante.