Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/124

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E come mentre al mal l’animo applica,
usa fortezza, diligenza e senno,
cosi a l’onesta ed utile fatica
timida trema e di morir fa cenno:
e quanto sia del nostro sesso amica
sanlo i Sciti, sai l’isola di Lenno;
né gloria sopra quella gloria crede
d’uccider l’uomo e rompergli la fede.
21
Servar la fede e star contente a un solo,
atto stiman che sia d’animo vile;
or prender questo or quello e sempre un stuolo
d’amanti aver e del sesso virile
spoglie arrecar e trar lacrime e duolo
stiman di loro degno atto e gentile;
e qualunque di lor ne tratta peggio
è tenuta piú bella e di piú pregio.
22
E chi n’è in dubbio e chi ’l contrario sente
e chi in scritto e chi a bocca in ciel le pone,
dite pur che non è di sana mente
e c’ha i sensi offuscati da passione
e che se n’avvedrá quando fien spente
le fiamme ond’arde, e, poi ch’a la ragione
avrá reso il suo seggio la pazzia,
concorrerá ne la sentenza mia.
23
E s’io potessi con parole il viso
farvi, i costumi e le maniere espresse
di quel eh’in luogo mio per suo Narciso
l’ingrata donna, che fu mia, s’elesse,
non so se piú la maraviglia o ’l riso
o la pietá ne’ vostri cuor potesse;
anzi so che n’avreste ira e cordoglio,
che di tant’util perdita mi doglio.