Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/146

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ché de la beltá vostra pellegrina
è testimon eh’in una brava via
96 fatta avete una casa da regina;

ben che questo argomento in ver non sia
di quei eh’ io soglio far gagliardi e sodi
99 con il mio poco di filosofia;

perché ne sono molte (e ciascun l’odi)
che non son belle, e pure han fabbricato,

102 ch’io non so immaginar le vie né i modi.

Ma taccio e dirò sol che nel bramato
umanissimo viso e in la persona
105 avete un non so che ch’a tutti è grato.

Direi di quel ch’altrui la vita dona,
soave fiato e bella man; ma certo
108 son degne d’altro stil. ch’a la carlona.

Quanto ai costumi vostri, al cuore aperto,
a la bontade e lealtá, confesso
ni ch’io devo ogni fatica al vostro merto;

e che voi non volete a tutti è espresso
o meccanica cosa o men ch’onesta
114 far né lasciar che vi si faccia appresso.

S’altra cosa non fosse, è assai pur questa,
che mai non v’esce, o sia natura o usanza,
117 di bocca una parola disonesta,

come ad alcuna, che per sua creanza
ripon (tu mel perdoni) in la bruttezza
120 de la bocca e del naso ogni creanza;

ma queste, con la vostra candidezza,
son quasi un carbon spento appo il piropo,
123 bestie proprio da ferro e da cavezza.

Veggio alcune talor, visi di topo,
far con certi atti la delicatella,

126 che sembran proprio l’asino d’Esopo:

ma a voi sta bene il riso, la favella,
i giuochi, i vezzi e ciò che far volete,

129 perché ogni cosa in voi compar piú bella.

Or, queste cose essendo, non dovete
e non potete con l’onesto in mano
132 guastar le belle parti eh’in voi avete;