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Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/18

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XVI

Contraggenio, deve mostrarsi lieto.

Se ’l pensier, che dal core
tristo mai non si parte,
potesse farsi altrui, parlando, aperto,
de l’aspro mio dolore
fòra scema gran parte,
ov’ei cresce ad ogni or stando coperto;
né in vii loco o deserto,
in piaggia, in selva o in monte
avrei si spesso albergo
né innanzi, a lato e a tergo
stariami chi mi strugge e fa miU’onte.
Troppo son fier nemici
i pensieri infelici ;

sempre stanno a l’assalto ed a l’offesa,
né giova contro lor fuga o difesa.

Benché, se talor spinto
son tra le genti a forza,
non mostri punto in viso di dolermi
(ahi quanto il mondo è finto
e quanti in verde scorza
arbor son rosi da secreti vermi!),
io, per celar potermi,
sotto la fronte allegra
chiudo i sospiri e ’l pianto,
e ’n simulato canto
copro la vita mia dogliosa ed egra,
e con vista serena
fascio l’immensa pena;
e dentro al piè de la fiorita sterpe
cruda s’asconde e velenosa serpe.