Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/198

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CII


Augura felice amore.

Se Lucrezia col sangue il giogo indegno
dice aver tolto al gran popol di Marte,
questa si vanti che con piú bell’arte
lega le genti e le fa stare a segno.

Ed or la gentil alma e il chiaro ingegno,
dove ’l ciel tutte le sue grazie ha sparte,
da la sua libertá lieta si parte
né sa trovar per lei nodo piú degno.

Ragion chiedea, ed era tempo ornai,
che si nobil soggetto, amato tanto,
anch’ei provasse gli amorosi lai.

Amor gli sia benigno e dolce quanto
vince in modestia ogni amator, né mai
turbi ’l seren de’ suoi begli occhi ’l pianto.

CIII


Esalta la bellezza di un’Europa.

Fu di grandezza la beltade eguale
al vostro nome, Europa, e fu ben degno,
né capia minor campo il bel disegno
de la forma celeste ed immortale:

e, si come del mondo universale
drittamente l’Europa è il piú bel regno,
cosi (non Pabbian l’altre donne a sdegno)
la beltá vostra sopra ogni altra sale.

E se a quei primi tempi Europa antica
fosse stata si bella, il sommo Giove
non si vestia d’un pigro tauro il velo,
né men fidava al mar si cara amica;
ma, prese del suo augel forme piú nove,
v’avria portata degnamente in cielo.